Tutte le volte che i parcheggiatori si avvicinavano al finestrino e pronunciavano la frase “una cosa a piacere” scattava l’ipotesi di estorsione. Anche se non era diretta, la minaccia è da considerarsi implicita secondo i magistrati. Questo principio è stato confermato anche dai giudici della Cassazione che si è espressa sul ricorso presentato da due imputati. L’obolo chiesto dal parcheggiatore, in buona sostanza, non è qualificato come un contributo volontario.
I fatti, oggetto del procedimento, si riferiscono al periodo compreso tra il 2016 e il 2017quando gli inquirenti ,attraverso una fitta attività investigativa fatta di appostamenti, riuscirono a filmare i fenomeni estorsivi messi in piedi dagli abusivi. Le posizioni degli imputati non sono tutte uguali: sebbene il reato di estorsione (consumata o tentata) sia contestato a tutti, i comportamenti concreti variano dalla richiesta di somme “a piacere”, fino all’ applicazione di tariffari, con richieste anche di 3 o 5 euro a vettura.
Finalmente! Avanti così!!!!
Stasera, dopo il teatro, in Piazza Amendola c’erano due brutti ceffi che chiedevano l’obolo… proprio tra il Comune e la Questura. Quando abbiamo parcheggiato alle 20.30, invece, c’era il figlio della buonanima di Josè. VERGOGNA