Lo scenario che si teme per i prossimi decenni è lo spostamento dei vigneti in montagna o addirittura la delocalizzazione delle vigne in stati dell’Europa dove il vino da secoli non si produce, bensì lo si acquista, come la Gran Bretagna.
Di fronte alla emergenza climatica, che in sostanza è una mancanza d’acqua, più che un problema di temperature elevate, si sono dovute ipotizzare soluzioni compatibili e pensare anche a nuovi portainnesti.
Il portainnesto è la parte bassa della vite, quella con le radici sulla quale si innestano appunto i vari vitigni. Dunque, nei prossimi anni bisognerà sostituire tutte le vigne europee al fine di adattarle ad un clima estremo; tuttavia ciò potrebbe non risultare bastevole.
Entro fine secolo, applicando l’accordo di Parigi, la temperatura aumenterebbe di 2 gradi, ma se rispetto ad un dato tanto preoccupante si preferisse rimanere indifferenti o inermi, i gradi in più diventerebbero ben 5.
Volendo ironizzare si può immaginare che forse un giorno un rinomato vino siciliano o campano si possa produrre addirittura in terra scandinava, ma per fortuna abbiamo ancora del tempo a disposizione per correre ai ripari. Anche se le lancette corrono veloci e il pericolo incombe, non solo per queste nostre preziose colture.
A cura di Tony Ardito
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