Lo afferma la IV Sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, con sentenza n. 148 del 2017. Se davvero si vogliono impostare misure immediate e risolutive contro il randagismo dilagante in Campania, è indispensabile richiamare alle proprie responsabilità i soggetti cui le leggi vigenti affidano compiti evidentemente disattesi. Senza un inasprimento delle pene per maltrattamento e uccisione di animali, individui senza scrupoli continueranno a trucidare barbaramente degli esseri innocenti. Chi si macchia di questi crimini deve andare in carcere, ma le pene previste dalla legislazione italiana continuano ad essere risibili. Spesso infatti si traducono in sanzioni pecuniarie o in qualche ora settimanale di affidamento ai servizi sociali”.
Conclude la nota Sidoli: “Dopo il rinvenimento dei due cani impiccati ad agosto 2017, che cosa ha fatto l’Amministrazione locale? Poco o nulla per tutelare l’incolumità dei suoi cittadini a quattro zampe, contravvenendo così agli obblighi imposti dalla legge. Questa strage deve finire. Esigiamo che la legge quadro nazionale 281, emanata nel 1991, sia rigorosamente applicata. Se nelle prossime ore altri animali dovessero perdere la vita riterremo il sindaco personalmente responsabile di queste morti”.