Per quel servizio mandato in onda il 16 aprile del 2014, denominato «Guarigioni miracolose», il gip del tribunale di Salerno Ubaldo Perrotta ha disposto l’imputazione coatta per l’ipotesi di reato di diffamazione, a carico del giornalista Giulio Golia, accogliendo così la richiesta di opposizione all’archiviazione avanzata dal legale di Oscar Citro, l’avvocato Arnaldo Franco.
praticava (e pratica) una cosiddetta “medicina della nuova era”, fondata sull’energia e propagandata come terapia alternativa a farmaci e trattamenti naturali. Il servizio durò 18 minuti e 7 secondi, durante i quali si appuntò sull’operato di Citro una critica che il giudice delle indagini preliminari Ubaldo Perrotta ha definito sì “serrata” ma “più che legittima”. Tuttavia c’è un però, che ha indotto lo stesso giudice a disporre per il giornalista Giulio Golia l’imputazione coatta per l’ipotesi di diffamazione.
Il “però” riguarda il riferimento che in quella trasmissione si fece alla morte di uno dei pazienti di Citro, tale Angelo, che dopo l’incontro con il 62enne aveva cambiato le sue abitudini alimentari, rinunciando alla dieta ferrea seguita da anni per ovviare a una grave forma di celiachia.
Sebbene il giornalista abbia sottolineato più volte che tra i consigli del presunto “guaritore” e il decesso non fosse possibile stabilire un nesso diretto, il giudice ha ritenuto che il montaggio del servizio fosse capzioso, costruito in maniera tale da «indurre i telespettatori a ritenere che il decesso fosse strettamente collegato alla scellerate indicazioni terapeutiche».