45′ SENZA PERICOLI — L’avrà immaginata prudente, Simone Inzaghi se l’è ritrovata da battaglia nel primo tempo, non pervenuta nella ripresa dopo il vantaggio di Immobile. Lazio tosta, quasi imperforabile, durissima da far male nei primi 45′, irriconoscibile nei secondi. Si poteva intuire già dal riscaldamento che l’opzione dei centimetri e dei muscoli di Milinkovic a centrocampo, liberando Luis Alberto dalle consegne di copertura, fosse dettata dalla strategia di avere una squadra fisica e bella compatta. In effetti, il muro laziale c’è, ma è un muro part time crollato nella seconda parte della partita.
Nel primo tempo funziona. La sbavatura al centro dopo pochi minuti, quando Hwanga prova a spaventare Strakosha, è un’eccezione alla regola. La Lazio è solida, non rischia niente, alla fine le capita anche l’unica chance del primo tempo (sprecata da Immobile). Anche a Salisburgo è arrivato il libeccio della ultima due giorni di Champions, che ha soffiato nella direzione delle grandi rimonte. Così la scelta è stata ovvia e gratificata da un primo tempo da pericoli zero, mettendo in cassaforte il 4-2 con il quale si è ripartiti in questa gara-due dei quarti di Europa League, buttando tutto in una ripresa sciagurata.
PRIMO TEMPO SUPERIORE — Nel primo tempo Milinkovic è il puntello nel centrocampo, i rinforzi all’assetto ribassato arrivano dalle posizioni di Lulic e Basta più in modalità “terzini” vecchio stampo che da “esterni” da calcio moderno. L’interprazione di Lucas Leiva a metà campo è da Ogni Maledetta Domenica. Gli austriaci ci mettono la voglia, vero, ma quando De Vrij e compagnia la mettono sul piano fisico il confronto diventa impietoso. Impossibile rischiare contro questi austriaci piccoletti, qualche potenziale pericolo arriva da contropiede nati male e finiti peggio, ma Radu e De Vrij non regalano niente. Chi si aspetta un Salisburgo arrembante rimane deluso: la strategia di Simone Inzaghi funziona, al punto che l’unica vera occasione del primo tempo cade nei piedi di Immobile. A due minuti dal riposo, Ciro da pochi passi sbatte su Walke. Sarebbe stata la fideiussione per ipotecare il sicuro passaggio del turno.
L’ILLUSIONE DI CIRO — Quando si rientra dall’intervallo, il copione sembra essere identico. Lazio perfettamente in palla, e arriva anche lo strappo al 10′ con il vantaggio di Immobile (implacabile nell’esecuzione) lanciato da un illuminato Luis Alberto. A questo punto il discorso qualificazione sembra chiuso.
SPINA STACCATA — Ma nel momento più alto della Lazio, gli austriaci riescono a venire fuori dalla buca. Calo di concentrazione netto della Lazio, e dopo appena centoventi secondi dallo strappo di Ciro arriva il pari di Haidara. Inzaghi mette dentro Lukaku (per Basta) e Felipe Anderson (per Milinkovic). Piano piano il Salisburgo comincia a crederci, la Lazio arretra fino a scomparire inspiegabilmente mentre ha ancora la partita in pugno (siamo sull’1-1). E i pericoli zero del primo tempo diventano un lontano ricordo. Il ritmo degli austriaci cresce, la Lazio soffre e lo fa vistosamente. Il paradosso è che dopo il gol di Immobile, che sembrava aver chiuso il discorso qualificazione, la Lazio va letteralmente k.o. Il palo di Schlager è il primo campanello di allarme, ma l’incredibile deve ancora accadere. Quando Luis Alberto si divora il bis davanti a Walke il punteggio è ancora sull’1-1. E’ dopo che accade l’impossibile.
IL BLACK OUT — In cinque minuti c’è il blackout totale della Lazio. E qui il Salisburgo affonda e fa male. Capitombolo incredibile. Haidara al 27′ segna il 2-1, Whang al 29′ sfrutta un buco difensivo ed è il 3-1, al 31′ la frittata è completa con il 4-1 di Lainer. Entra anche Nani, ma la Lazio è come un pugile suonato. Disorientato, e incapace di reagire.
Fonte Gazzetta.it