L’imputato – secondo i giudici della Terza sezione penale di Salerno – era affetto anche da disturbo della personalità. Per tali motivi, i giudici hanno ritenuto di non dover procedere nei confronti del frate perché non punibile.
A far scattare l’indagine fu la vittima – un italo sudamericano, trentenne all’epoca dei fatti – che denunciò quanto era stato costretto a subire per mantenere quel posto di lavoro come autista. «Mi molestava tutti i giorni. Veniva di notte nella stanza da letto, mi raggiungeva sotto la doccia o mentre mi facevo la barba. Ogni volta cercava di baciarmi e di toccarmi», disse la vittima durante il suo interrogatorio.
Al frate si era avvicinato perché bisognoso di un lavoro e il religioso lo aveva accolto nella canonica della chiesa al centro di Salerno con la promessa di vitto, alloggio in cambio di alcuni lavoretti e dell’impiego come autista. Gli abusi sessuali sono avvenuti cinque anni fa, nel maggio del 2013.
Con la denuncia del 30enne, fu aperto un procedimento giudiziario per 609bis nei confronti del sacerdote finito sotto processo. Il pm Marinella Guglielmotti aveva chiesto a carico dell’imputato una condanna a quattro anni di reclusione. L’avvocato Arnaldo Franco (difensore del sacerdote), oltre a dimostrare perizie alla mano il vizio totale di mente, ha anche tratteggiato la personalità dell’accusatore dimostrando sia i problemi di tossicodipendenza del cileno ma anche come questi sia rimasto coinvolto – più di una volta – in indagini di pg relative allo spaccio su vasta scala di stupefacenti come si legge su Il Mattino oggi in edicola
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