A quel tempo, in assenza di alternativi mezzi di trasporto, oltre alle gambe, la spiaggia del nostro porto era l’unica meta mattutina, d’estate, con destinazione a scelta tra il ”Savoia”, lo “Scoglio 24, le “Sirene” o altro. C’erano amici dappertutto.
E Vietri, per noi, era solo un gruppo di case lungo la strada per Cava ove, tutti intruppati, andavamo la domenica con le famiglie a consumare il gelato per combattere il caldo della Città.
Tali visioni restarono nel nostro immaginario fino a quando, in virtù della “proprietà transitiva” che caratterizza i rapporti di amicizia, non trovammo “l’amico dell’amico” con la mitica 500. Vettura nella quale ci stipavamo anche in sei, se c’era chi stava in piedi, con il busto fuori dal tettuccio per non occupare spazio all’interno.
E, così, cambiò il nostro piccolo mondo e furono stravolte le stesse abitudini di vita.
Del resto, di lì a poco, le spiagge del porto sarebbero comunque scomparse.
Sono passati molti anni da allora e, purtroppo, siamo ritornati alle origini.
Perché, pur con l’autonomia della nostra diversa età, nei mesi estivi la Marina è di nuovo un sogno, essendo praticamente irraggiungibile, e Vietri è veramente il posto di passaggio verso altre località “più tranquille” nonché l’esempio del livello di oscenità al quale può arrivare il traffico veicolare nelle “bestiali” domeniche d’estate.
D’altronde, non potrebbe essere diversamente.
Perché, se molte cose sono state modificate, dai bar ai ristoranti, dalle passeggiate agli stabilimenti balneari, nulla è stato possibile fare per il reticolo delle strade né, soprattutto, per i parcheggi in quanto gli spazi sono stretti, i percorsi sono obbligati e non sono ovviamente ipotizzabili cementificazioni per nuovi piazzali, ancor più per la frazione a mare.
Del resto, siamo i primi a desiderare che la “Vietri della nostra gioventù” resti come era, certamente migliorata nelle modalità di godimento delle sue tante attrazioni ma non stravolta nelle sue caratteristiche ambientali solo per favorire accessi egoistici e devastanti con auto, autobus o qualsivoglia altro mezzo di trasporto.
Con tale giusta logica, alcuni anni fa furono avviati i lavori per realizzare un ascensore tra il piazzale della Stazione Ferroviaria e piazza Matteotti come prima parte di un più articolato progetto di collegamento del Centro con la Marina.
Progetto che noi condividiamo proprio perché incentrato su accessi “pedonalizzati” che, per quanto possano essere consistenti, non sarebbero assolutamente dannosi per il territorio e l’ambiente. E, anzi, favorirebbero ulteriormente le attività economiche locali.
Peraltro, laddove fosse attivato il collegamento con la nostra Metro, Vietri e la Marina potrebbero divenire meta privilegiata di tanti concittadini, noi compresi, in cerca di aria e di sole, senza considerare i maggiori flussi turistici indotti dalla accresciuta qualità dell’accoglienza.
Sui lavori in corso non abbiamo aggiornamenti e nulla sappiamo sulla data del loro completamento. Così come nulla sappiamo sulle caratteristiche dell’ascensore.
In ogni caso, noi auspichiamo che sia possibile avviarne l’impiego in tempi brevissimi e riteniamo che sia utile attivare, contemporaneamente, un servizio pubblico di discesa a mare mediante piccoli bus elettrici, o alimentati a metano, ovvero mediante auto scoperte, munite di tendalino, come a Capri.
Pensiamo, poi, che sia necessario incrementare le aree di sosta al di fuori del centro e, a tal fine, trasformare in parcheggio l’ampio terreno incolto posto a fianco della Stazione Ferroviaria. Con un unico biglietto, il visitatore potrebbero acquisire tutte le utilità.
Intanto, è stata recentemente diffusa la notizia dello stanziamento di fondi regionali per la progettazione del successivo trasporto meccanico di discesa fino alla Marina.
Noi pensiamo che questa non sia un’opera particolarmente complessa atteso che impianti della specie, sia funicolari, sia funivie, sia seggiovie, sono ormai costruiti con tecniche avanzatissime che consentono di affrontare ogni difficoltà legate alle asperità del terreno o alle condizioni climatiche. E riteniamo, quindi, che il vettore possa essere realizzato in tempi abbastanza ristretti.
Sotto il profilo dei costi, se è vero che l’impegno può essere elevato e che le disponibilità pubbliche possono non essere adeguate, è altresì vero che la maggior parte di tali impianti viene realizzata con la formula del project-financing e che sarebbe agevole trovare operatori privati interessati a costruire e amministrare il vettore per un concordato numero di anni.
Senza allontanarsi troppo, basta pensare agli impianti di risalita sulle piste da sci di Roccaraso, costruiti e gestiti con grande competenza e soddisfazione economica.
Siamo convinti che solo “mettendo ordine” con queste indispensabili opere Vietri possa acquisire la sua giusta dignità e un livello di apprezzamento analogo a quello di altre realtà della Costiera avendo non minori ricchezze ambientali e potendo contare, anzi, sui prodotti dei suoi maestri artigiani.
In tal senso, la sua vicinanza alla Città potrebbe apportarle grandi benefici.
Perché potrebbe divenire meta di passeggiate a piedi, a partire dall’Olivieri, ove mai si pensasse di trasformare quel tratto di strada in un cammino di grande qualità urbana e di promozione dell’arte locale con muretti decorati, panchine in ceramica, illuminazione e arredo a tema.
Un percorso che sarebbe alimentato anche dai flussi turistici perché raggiungibile agevolmente con l’ausilio di un vettore di risalita da realizzare in prossimità del porto.
Siamo consapevoli che, per quest’ultima opportunità, sia necessaria una preliminare, ampia, riflessione su quali debbano essere le modalità più proficue di utilizzo dell’area portuale, oggi impraticabile ai più perché divenuta luogo di manovra e di transito del traffico pesante legato alle preponderanti finalità commerciali dello scalo. Sull’argomento ci siamo intrattenuti più volte (salernonotizie.it 19/04/17 – 11/10/17 – 24/01/18 – 31/01/18 – 07/02/18).
In ogni caso, noi pensiamo che abbandonare al degrado un’area di così grande interesse paesaggistico non sia una scelta vantaggiosa per il benessere della comunità, per il suo futuro, per la sua immagine, per la sua dignità e per la qualità della vita di tutti.
Sarebbe una scelta razionale ma espressione di un grande sentimento di comune appartenenza e, quindi, di amore.
Abbiamo bisogno di più amore.
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