In un momento storico caratterizzato sempre di più da contratti precari, buste paga fittizie, lavoro gratuito e volontario, lavoro nero, lavoro di cura, divario salariale tra donne e uomini, discriminazione dei generi, ricatti continui e costanti, stipendi da fame e morti sul lavoro, riteniamo fondamentale riportare in piazza lavoratori e precari non come atto simbolico in una giornata festiva, ma come inizio di un percorsopolitico e umano dove le vertenze, le lotte e le richieste di diritti diventano strumento di partecipazione e liberazione dallo sfruttamento.
Pretendiamo lavoro sicuro e dignitoso per tutte e tutti, reddito di autodeterminazione adeguato al costo della vita e dei diritti sociali, riduzione dell’orario di lavoro e aumento dei salari, abrogazione del Jobs Act, della legge Fornero e della buona scuola, adeguata retribuzione di stage e tirocini formativi, diritto al riposo nei giorni festivi, Norme volte a tutelare maggiormente le vittime del caporalato, forme di welfare per lavoratrici e lavoratori autonomi, blocco delle esternalizzazioni in ogni settore pubblico, applicazione delle norme per la sicurezza sui luoghi di lavoro e aumento del personale addetto ai controlli, il contrasto alla disparità salariale e maggiori tutele per le lavoratrici.
Rivolgiamo un invito a tutte le lavoratrici e ai lavoratori, ai soggetti politici, sindacali, sociali, di movimento che si riconoscono nelle nostre rivendicazioni, ad unirsi al corteo. La mobilitazione si muoverà Piazza Vittorio Veneto alle 9:30 per poi terminare in piazza Portanova dove il microfono verrà aperto alle esperienze e lotte.
DICIAMO BASTA AI RICATTI! RIPRENDIAMOCI I NOSTRI DIRITTI!
Potere al Popolo, USB, Cobas, CSC, Link, Uds, Associazione Senegalesi, Collettivo Handala, Autodeterminiamoci Salerno, Riff Raff, Z.O. Rugby, M.G.A., Goree Onlus, Bottega del Consumo Critico “Tutta N’ata Storia” – Nocera Inferiore, Dema.
Le nuove tecnologie avrebbero dovuto liberare le persone dal giogo del lavoro precario e sfruttato, invece, sono diventate uno strumento di controllo delle energie intellettuali.
I lavoratori della conoscenza sono ancora più precarizzati rispetto a quelli tradizionali la maggior parte è costretta a muoversi fra contratti a progetto e tirocini con uno stipendio puramente simbolico, basato sul ricatto dell’acquisizione di una fantomatica esperienza da inserire nel curriculum, necessaria a una futura assunzione.
Nel lavoro tradizionale, la garanzia del salario, seppur minimo, costringe, troppe volte, i lavoratori a sottostare all’erosione di diritti e sicurezza.
Nel lavoro cognitivo, la categoria del salario è completamente svuotata: esiste, solo, il lavoro gratuito.
La diffusione, sempre maggiore, di varie forme di lavoro gratuito mostra come le mansioni, svolte dal lavoratore cognitivo, coincidano con i suoi desideri, con la rappresentazione che egli ha di se stesso. Questa è stata la grande incomprensione del sindacalismo tradizionale e dei sindacati confederali. Se quello che facciamo, o di cui ci occupiamo, ci caratterizza, non come lavoratori, ma proprio come individui, siamo costretti a sottostare allo sfruttamento non pagato pur di essere noi stessi.
Nel lungo termine, il sindacato di base al fianco di tutti i lavoratori si batte per l’introduzione del diritto al reddito, come unica soluzione per liberare gli individui dal ricatto del “lavoro cattivo”, inteso come lavoro nero e grigio, così da incentivare, non solo il lavoro cognitivo, ma lo sviluppo cognitivo dell’intera società.
Completamente d’accordo . I grandi cambiamenti iniziano prima dall’economia locale e poi si estendono ai vari aggregati.Bisogna abrogare le norme che non rendono possibile la crescita del mercato del lavoro. E istituirne di nuove nel rispetto delle persone. Qualsiasi prestazione d’opera e di intelletto deve avere il corrispettivo in denaro. I contratti devono tener conto dei fenomeni sociali. Non può crescere una civiltà senza rispettare tante ore di lavoro mal pagate, Si peggiora la produttività. La crescita demografica e il potere d’acquisto tenderanno sempre di più a diminuire se non si stabilizzano i contratti . La soluzione di un modello che riequilibri il sistema c’è sempre stata . Ma la sua attuazione ancora no…