Il suo destino era già segnato. Invece, all’improvviso, la luce, il recupero inspiegabile e incredibile: Trenton comincia a rianimarsi, a respirare da solo, a dare segni inequivocabili di reazione. È risalito dall’abisso ed è ancora vivo, smentendo tutte le previsioni dei medici che, ancora oggi, stanno tentando di capire come Trenton possa avercela fatta. L’incidente che stava per costare la vita al ragazzino è avvenuto a marzo. Trenton ha raccontato che era su un trailer trainato da un amico a bordo di un dune buggy: una brusca frenata, il rimorchio si ribalta e crolla addosso a lui che, nel frattempo, era stato scaraventato a terra e aveva sbattuto la testa sul cemento.
Da quel momento in poi, il buio: per il ragazzino si spengono la luce e i ricordi. Ricoverato d’urgenza in ospedale con sette fratture al cranio, Trenton non aveva molte speranze e, secondo i medici, anche se fosse riuscito a sopravvivere non sarebbe mai più tornato normale: visti i danni al cervello, al massimo sarebbe rimasto in stato vegetativo. Visto che era in una condizione di morte cerebrale ed era quasi incapace di respirare autonomamente, dopo giorni e giorni la madre ha acconsentito di firmare i documenti per donare gli organi del figlio. «C’erano cinque bambini in attesa di trapianto – racconta la madre, Reindl – Vista la situazione, e stando alle previsioni dei medici, sembrava ingiusto accanirsi nel tentativo di mantenerlo in vita a tutti i costi, anche perché i suoi organi si stavano danneggiando sempre più».
Il giorno prima che venisse staccato il supporto vitale dei macchinari, però, Trenton ha sorprendentemente iniziato a mostrare segni di attività e movimento cerebrale e ha cominciato a respirare da solo, fino a quando, a fine marzo, si è svegliato, arrivando a pronunciare frasi complete. Ora il ragazzino ha ancora una lunga strada da percorrere per arrivare a un recupero completo: ha perso 20 chili, soffre ancora di dolore ai nervi, ha convulsioni quotidiane e, dopo tre interventi al cervello, ha bisogno di un’altra operazione al cranio. Il peggio, però, è passato e lui è il primo a esserne convinto, così come è convinto di essere andato in Paradiso prima di tornare in vita. «Ero in un campo aperto e camminavo dritto – racconta – Il fatto che io sia di nuovo qui non ha altra spiegazione se non Dio. Non c’è un’altra possibilità. Persino i medici lo hanno detto».
Nonostante lo choc, le sofferenze e le prove ancora da affrontare, Trenton ha comunque mantenuto il suo senso dell’umorismo: «Potrei mettere patatine e salsa lì dentro e mangiarle direttamente da lì – dice ridendo, riferendosi alla profonda ammaccatura che attualmente si ritrova sulla testa – Eviterei di usare piatti e nessuno dovrebbe più lavarli per me, ma mia madre non vuole lasciarmelo fare». Nel frattempo su Facebook è stata avviata una raccolta fondi per pagare le spese mediche di Trenton: finora sono stati raccolti oltre 3.300 dollari su un obiettivo di 4.000.