Durante questo lungo tira e molla i commentatori, finanche i più ostinati, hanno dovuto convenire che nessun ragionamento poteva essere più iniziato o affrontato secondo i canoni e la “grammatica” della politica cosiddetta tradizionale. Persino i luoghi scelti per il confronto delle idee e quello della stesura della bozza di contratto sono stati, quanto meno, inusuali. Le moderne sale di un albergo di Milano hanno sostituito le stanze romane e delle sedi ufficiali.
Il leader pentastellato, Luigi Di Maio, preso dall’enfasi l’ha sparata grossa: all’uscita da uno dei faccia a faccia meneghini ha invocato ulteriore pazienza, perché con il collega leghista, Matteo Salvini, si stava, niente di meno che “scrivendo la storia”. Nel frattempo, Silvio Berlusconi, ha lanciato qualche stilettata al Carroccio e, non appena riabilitato, si è pure autoproposto per una premiership alternativa. Mentre sabato 19 il PD ha celebrato un’assemblea dalla vigilia assai nervosa e dal risultato ecumenico: Martina-Renzi, 0 – 0.
La scorsa settimana, mister Roberto Mancini, con umiltà e orgoglio, ha accettato di guidare la nazionale di calcio italiana e presto fornirà i primi dettagli sulla squadra e su cosa puntare. E allora, applicando per un attimo il ragionamento del duo giallo-verde, impegnato a stilare un programma e a ipotizzare una compagine di governo possibile, la Federazione Italiana Gioco Calcio avrebbe dovuto prima stabilire gli obiettivi da perseguire e quali giocatori convocare, poi scegliere il C. T. e affidargli il tutto, semmai raccomandandogli di attenersi pedissequamente a quanto già stabilito.
Che sia considerata la prima, la seconda o la terza Repubblica, per fortuna è ancora in vigore la stessa Costituzione dal 1948, la quale sancisce regole certe e attribuisce a ciascuno i propri compiti. Grazie a Dio al Quirinale siede un uomo sobrio quanto competente e determinato, Sergio Mattarella, che il suo ruolo di garante lo svolge con autorevolezza, equilibrio e biblica pazienza.
Fuor di retorica, simpatizzanti o oppositori che possiamo essere, è tempo che l’Italia abbia una guida, è il momento che qualcuno si assuma la responsabilità e, per come sono andate le cose, segnatamente negli ultimi anni, che la politica, tutta la politica, provi a vergognarsi e a fare un doveroso mea culpa. Lo so quest’ultima in particolare è pura utopia.
Tony Ardito, giornalista