Open Fiber è conscia degli inevitabili disagi che un intervento di cablaggio capillare può generare e chiede comprensione alla cittadinanza, ma al tempo stesso rigetta le accuse che spingono il consigliere comunale Dante Santoro ad affermare che “Open Fiber sta devastando il manto stradale e tutto ciò che gli capita sotto mano pur di installare la fibra”. Open Fiber, che per la sola città di Salerno ha programmato un investimento diretto di 15 milioni di fondi propri, si attiene infatti alla normativa che regola questo tipo di lavori su strada, nello specifico Decreto scavi e Decreto fibra. L’intervento di natura privata segue così un regolare cronoprogramma condiviso con le strutture tecniche del Comune di Salerno e con la polizia municipale, una stretta collaborazione mirata proprio a contenere i disagi per la cittadinanza. Per ridurre ulteriormente eventuali problematiche di viabilità è stata stilata con l’amministrazione comunale una apposita convenzione, che oltre a permettere il riutilizzo delle infrastrutture esistenti (riducendo così notevolmente gli scavi) si tradurrà nel cablaggio a titolo gratuito in 50 sedi comunali scelte dalla stessa amministrazione. In merito ai ripristini – che rientrano nella responsabilità di Open Fiber fino al sopralluogo finale e alla firma del verbale di consegna dei lavori – è opportuno ricordare che questi avvengono in due momenti ben distinti: un ripristino provvisorio contestuale al taglio su strada contraddistinto da una striscia di malta cementizia di colore rosa; un ripristino definitivo dopo almeno 20-30 giorni (tempo tecnico necessario all’assestamento del ripristino provvisorio) contraddistinto da scarifica e posa dell’asfalto a caldo. La tempistica tra ripristino provvisorio e ripristino definitivo, come accade per tutti i lavori stradali, può subire variazioni in base alle condizioni climatiche o di eventuali esigenze legate ad altri interventi. Tutto viene naturalmente concordato con gli uffici tecnici del Comune e la polizia municipale.
In merito all’attacco lanciato sulle cosiddette “aree a fallimento di mercato”, il consigliere Santoro evidentemente ignora le differenziazioni che il Ministero dello Sviluppo Economico ha tracciato nella mappatura dell’intera nazione per lo sviluppo della banda ultra larga. Nelle “aree a fallimento di mercato” (cluster C e D, che comprendono anche alcune aree ai confini del Comune di Salerno) l’azienda non interviene con fondi propri ma grazie alle risorse stanziate da Infratel – società in house del Ministero dello Sviluppo Economico – attraverso i primi due bandi vinti proprio da Open Fiber. I lavori per la posa della fibra ottica seguono in questo caso tutto un altro iter, col Comune chiamato tra l’altro a siglare un’apposita convenzione con Infratel. Sovrapporre gli interventi in atto nelle zone più urbanizzate della città a quelli che verranno eseguiti nelle aree più periferiche è dunque pretestuoso e segno di scarsa informazione sull’argomento. Open Fiber non sta perciò tradendo la sua missione: anzi, è pienamente al lavoro per permettere all’Italia quella necessaria e non più rinviabile crescita tecnologica in termini di connettività, creando opportunità occupazionali anche e soprattutto nel Mezzogiorno. Un’operazione attuata secondo il modello wholesale only: Open Fiber infatti non vende servizi agli utenti finali, mette bensì la sua infrastruttura di rete all’avanguardia (velocità di connessione fino a 1 Gigabit al secondo grazie alla fibra stesa direttamente all’interno delle unità immobiliari) a disposizione di tutti gli operatori telefonici e internet service provider interessati, senza alcuna discriminazione e dunque a beneficio della libera concorrenza e degli stessi consumatori.