“Il mio dramma – dice – incomincia quando alla 19esima settimana improvvisamente si è rotto il sacco per cui usciva liquido amniotico. Contattai il mio ginecologo che mi fece ricoverare in un ospedale per una settimana senza che mi fossero date speranze per il bambino, anzi, mi fu suggerito di abortire.
Ma io volevo quel bambino e non avevo alcuna voglia di abbandonare il mio sogno. Solo casualmente venni a conoscenza del Reparto Gravidanza a rischio dell’ospedale salernitano San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, diretto dal dottore Raffaele Petta al quale manifestai il mio fortissimo desiderio di diventare mamma.
Lui mi illustrò tutti i rischi legati alla rottura del sacco, tra cui un’infezione gravissima che poteva comportare anche pericolo di vita per me e per il bambino che portavo il grembo.
Sottoposta a controlli quotidiani e a terapie con antibiotici, sono riuscita ad arrivare alla 30esima settimana”. “Il 19 maggio – prosegue – il mio bimbo cominciò a fare le bizze e il suo cuoricino ha iniziato ad avere delle decelerazioni per cui i medici di guardia decisero di intervenire.
Informai immediatamente il ginecologo che pur non essendo in servizio, accorse al mio capezzale perché mi disse era un caso molto delicato e non si sentiva di lasciarmi. Poco prima di mezzanotte è nato Matteo, di 1,3 chili”.
La signora Spagnuolo, già mamma di un altro bambino, insieme al dottor Petta, ha voluto ringraziare i direttori del nosocomio salernitano, i dottori, le ostetriche e tutti i sanitari che hanno accompagnato il suo percorso culminato con la nascita di Matteo, “un vero, grande miracolo”.