“Nell’area protetta del Pncvda abbiamo non solo i nostri amici animali selvatici ma anche la popolazione residente e fortunatamente ancora, insediamenti zootecnici che, inevitabilmente, tanto nella campagna più prossima alle aree urbane quanto nei pascoli montani interagiscono con gli animali selvatici. La salute delle popolazioni insistenti in area Parco risulta esposta, dunque, da un lato, a fattori protettivi quali il salubre ambiente naturale ma anche a potenziali rischi assimilabili alla fauna selvatica, come ad esempio : la rabbia silvestre, le zecche, la brucellosi, la tubercolosi, la trichinella”.
Questo perché la maggior parte delle zoonosi(malattie trasmesse dagli animali allo uomo) sono riconducibili alla fauna selvatica. Iannuzzi aggiunge:” La creazione delle aree protette ha indotto una lievitazione esponenziale della consistenza della fauna protetta, un maggiore consumo di selvaggina e possibilità di trasmissione/diffusione di malattie.
Se questo è vero, risulta, parimenti vero, che all’ interno di un’ area protetta non è infrequente reperire animali selvatici feriti o imbattersi in situazioni di difficoltà dove l’ausilio di personale dell’ area medico – veterinaria diventa prezioso e insostituibile. Il senso comune, intuitivamente, associa l’idea di parco ad uno “spazio” dove vive una popolazione di animali selvatici la cui salute dovrebbe essere affidata ad medico – veterinario. Ma non è così. In Italia solo alcuni Parchi Nazionali italiani dispongono di un servizio veterinario interno.
Il supporto tecnico – veterinario a cittadini, allevatori, contadini, turisti, amministratori locali, la realizzazione di perizie medico – legali sui danni da fauna, di consulenze al bestiame domestico, di valutazioni tecniche nelle reintroduzioni faunistiche, la prevenzione di malattie da selvatici, il controllo delle specie faunistiche protette risultano essere ragioni incontrovertibili affinchè un’Area Protetta, attivi, in forma stabile, organica e coordinata, senza esitazione alcuna, un proprio servizio medico – veterinario anche di respiro interistituzionale”.
Iannuzzi conclude: ”Parimenti utile, risulterebbe l’attivazione e autorizzazione, in tutte le aree protette, di un centro di recupero faunistico … riallocabile,nella fattispecie del Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni, in una diversa dimensione organizzativo – strutturale, nel comune di Sessa Cilento”