Dopo un lungo confronto, durato 5 mesi, Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno dovuto prendere atto dell’impossibilità di proseguire il negoziato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro degli operai agricoli e florovivaisti a causa del rifiuto di Confagricoltura, Coldiretti e Cia di accogliere la gran parte delle richieste contenute nella piattaforma unitaria. In provincia di Salerno la vertenza interessa circa 28mila lavoratori, la parte più consistente della regione.
“Il Contratto è scaduto il 31 dicembre scorso e la piattaforma sindacale per il suo rinnovo contiene molti temi importanti che intendono migliorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori delle imprese agricole: dalla richiesta di aumentare i permessi e i congedi, all’integrazione per la maternità e alla tutela dei lavoratori colpiti da malattie gravi fino alla tutela delle donne vittime di violenza”, hanno spiegato i vertici regionali di Fai Cisl, Cgil Flai e Uila Uil, Aniello Garone, Peppe Carotenuto ed Emilio Saggese.
“Più tutele per i lavoratori degli appalti, per i lavoratori delle imprese senza terra e per quelli stranieri che lavorano in Italia attraverso distacchi internazionali, un intervento a sostegno degli operai a tempo indeterminato che perdono il lavoro durante l’anno, insieme alla necessità di aumentare gli interventi a tutela della sicurezza sul lavoro. Sono stati questi alcuni dei temi sui quali ci siamo confrontati negli ultimi mesi registrando, però, pochi passi in avanti. Inoltre, abbiamo chiesto di valorizzare i temi che riguardano il collocamento, il trasporto e le azioni positive che possono essere messe in campo dalla Legge 199 del 2016, che agisce contro lo sfruttamento e il caporalato. Una buona legge che abbiamo fortemente voluto con iniziative unitarie negli scorsi anni”.
Su questo e su altri temi, come la possibilità di riunioni in azienda, Confagricoltura, Coldiretti e Cia, hanno risposto negativamente. La trattativa si è complicata con le richieste che le controparti hanno avanzato di cancellare l’orario giornaliero di 6,30 ore e prevedere un salario minimo nazionale che scardina l’attuale modello contrattuale agricolo. “Destrutturare l’orario di lavoro metterebbe a rischio la contribuzione previdenziale per il calcolo dell’indennità di disoccupazione e non si avrebbe più alcun controllo sulla durata dell’orario giornaliero.
Così come l’introduzione di un salario minimo a livello nazionale non tiene conto della struttura retributiva esistente nel settore che affida la titolarità della definizione dei salari contrattuali alla contrattazione provinciale, rischiando di determinare condizioni peggiorative sul versante salariale”, hanno concluso i sindacalisti. “Il nostro rifiuto ad accettare queste proposte ha portato Confagricoltura, Coldiretti e Cia ad interrompere le trattative e a non voler più proseguire il confronto. Ai lavoratori chiediamo di aderire compatti allo sciopero perché solo in questo modo riusciremo a vincere l’indisponibilità delle controparti datoriali a continuare un confronto che ci porti a difendere i diritti di un’intera categoria e a vedere riconosciuti la dignità e il rispetto che impone lo status di lavoratori.”.
Nei confronti di questo atteggiamento, definito incomprensibile e pericoloso dalle parti sociali, e di fronte alla totale indisponibilità di discutere dell’aumento del salario, Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno deciso di proclamare lo sciopero nazionale in tutta Italia per venerdì 15 giugno prossimo. In Campania la mobilitazione scatterà alle 9.30 presso il Centro sociale di Battipaglia, in via Guicciardini. I dettagli saranno illustrati domani, sabato 9 giugno 2018, in una conferenza che si terrà presso la sede provinciale della Cisl, in via Zara 6 a Salerno, alla presenza dei vertici dei sindacati di categoria e operai del settore.