D’estate, il Consorzio di Irrigazione del piccolo paese di collina assegnava gli orari anche di notte e ci piaceva seguire il nonno con l’amico contadino, il “cumpà”, zappa in mano, lungo lo stradone che portava all’orto sotto una splendida luna e un cielo di stelle.
Il fruscìo dell’acqua si sentiva mentre era ancora lontana. Poi si vedevano i suoi riflessi d’argento quando, aperto dal nonno il portello a nord, essa irrompeva nel canale maggiore per correre veloce fino al portello a sud, chiuso prontamente dal “cumpà”, e gonfiarsi tornando immediatamente indietro.
Il nonno, con rapidi colpi di zappa, rompeva gli argini di terra dei canali di distribuzione e la faceva defluire nel reticolo che alimentava i “solchi” dei cetrioli, dei pomodori, delle melanzane, dei peperoni e dei fagioli. Ogni fila aveva il suo canale, grande o piccolo secondo necessità.
Il nonno era bravo. Non aveva cultura. Ma i suoi insegnamenti ci sono stati di guida nella vita.
Così, a pensar bene, ci siamo convinti che le strade di una Città sono proprio come un impianto di irrigazione, con i canali di scorrimento, più ampi e lunghi, e quelli di distribuzione, più piccoli, posti all’interno dei diversi quartieri.
Lungo questi percorsi scorre la mobilità quotidiana dei cittadini sia con l’utilizzo dei mezzi privati sia con il ricorso al trasporto pubblico urbano effettuato, oggi, con autobus dalle fogge, dimensioni, età e colori più vari.
Purtroppo, la mobilità non è una dote di questa Città: il traffico va a rilento, gli ingorghi sono quotidiani, il caos regna, spesso, sovrano.
E’ vero che una parte di responsabilità è da attribuire alla conformazione del territorio, ma è anche vero che una parte ben maggiore è da assegnare proprio alla scarsa efficienza del servizio pubblico e al conseguente massiccio utilizzo delle auto private da parte dei cittadini che, peraltro, affrontano oneri non marginali per la benzina, per la sosta e, a volte, anche per le multe.
Così girano autobus “mezzo vuoti” che impiegano tempi di percorrenza biblici lungo tragitti impossibili, ora arrancando per ripide salite ora svoltando con difficoltà in strette curve a gomito.
Una soluzione ci sarebbe, in verità. E riteniamo di doverla proporre.
La Città ha una forma grossolanamente triangolare, con vertici al Porto, a Piazza Mons. Grasso e a Fratte, e con i diversi quartieri posti sia all’interno che all’esterno del perimetro.
Noi pensiamo si possa creare un sistema di mobilità secondo i criteri di idraulica del nonno, e cioè:
- Strade di Scorrimento per “Autobus Circolari Urbani” di idonee dimensioni e capienza con marcia in circolarità continua. Avremmo quindi autobus sulle linee Porto-Piazza Grasso-Porto, Porto-Fratte-Porto e Fratte-Piazza Grasso-Fratte con possibilità di percorsi per strade “esterne” e “interne” al fine di coprire al meglio ogni esigenza;
- Strade di Distribuzione per “Autobus Circolari Locali” di dimensioni e capienza ridotte, per agevolarne il transito nelle strette strade dei quartieri, con marcia in circolarità continua;
- Aree di Interscambio per consentire ai viaggiatori di passare da un sistema all’altro, secondo le proprie destinazioni, sostituendo semplicemente l’autobus.
Un po’ come succede nelle metropolitane, ove si lascia la linea rossa per la verde o la gialla nelle stazioni di interscambio.
A titolo di esempio: la circolare del quartiere Laspro potrebbe trasportare i viaggiatori fino a piazza XXIV Maggio (o San Francesco) per ritornare alla partenza. La circolare di Sala Abbagnano potrebbe fermarsi alla fine di via Luigi Guercio e rientrare. Quella della zona industriale potrebbe fermarsi a Piazza Grasso e rientrare. Quella del quartiere Irno farebbe sosta a via Vinciprova. Quella dei rioni collinari a Piazza Galdo a Fratte, da un lato, e a via dei Mille dall’altro.
Le Aree di Interscambio, da realizzare in piazze ampie, dovrebbero essere dotate di pensiline sufficientemente grandi da consentire le attese in sicurezza sia d’estate che d’inverno.
Noi pensiamo che “rionalizzare” le linee del trasporto pubblico possa essere una giusta soluzione perché già oggi il prevalente utilizzo dell’autobus è incentrato su percorsi intermedi: chi “scende” da un quartiere in alto ha generalmente interesse ad arrivare al “piano” per le sue commissioni, non di raggiungere – con lo stesso autobus – il porto o la periferia opposta della Città. E non ha senso creare linee “lunghe” sulle quali transitano autobus enormi con pochi viaggiatori.
Chi ne abbia voglia, può fare la personale verifica. Noi abbiamo visto, l’altro giorno, un bus “grande” della linea 2, proveniente da via Ligea (?), arrancare tra il traffico lungo via Marino Paglia per incastrarsi tra marciapiede e auto nel tentativo di girare all’angolo di piazzetta Filangieri verso Via Manganario. Posti occupati: non più di 6/7.
E, ancora, un bus “grande” della linea 3, sempre proveniente da via Ligea (?), inerpicarsi per via Seripando. Posti occupati: forse le dita di una mano.
Diversamente, con gli “Autobus Locali” sarebbe assicurata una migliore “diffusione” del servizio tra i quartieri, oltre alla maggiore velocità dei passaggi, mentre con gli “Autobus Urbani” sarebbe assicurata una più soddisfacente occupazione di posti nei tratti da “vertice a vertice”. Per questi ultimi, ovviamente, i più lunghi tempi di percorrenza dovrebbero essere mitigati attraverso la messa in circolazione di un maggior numero di mezzi.
Con il traffico caotico, le soste irregolari, i parcheggi abusivi, i comportamenti indisciplinati, la mobilità in Città è una chimera.
Noi pensiamo che con raziocinio e buona volontà sia possibile migliorarla a favore dei meno abbienti e degli anziani contribuendo a elevare la qualità della vita di tutta la comunità.
E chissà che con il maggior ricorso al trasporto pubblico non sia possibile anche una ulteriore pedonalizzazione delle aree centrali. Lo abbiamo già proposto (cfr. salernonotizie.it dal 19/03/2018).
La nostra Città ha bisogno di amore.
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