“sembrerebbe emergere una prassi in cui vi sono dei rapporti economici tra comuni e FEE Italia – scrive il Codacons nell’esposto – Da un lato la procedura di attribuzione della bandiera blu è gratuita, dall’altro sembrerebbero esservi dei costi a carico dei Comuni per erogare corsi di formazione, tramite FEE Italia, alle scuole dei Comuni interessati. Qualora le procedure di attribuzione delle Bandiere fossero sorte sul presupposto – certamente indiretto e non diretto – di un accordo/convenzione o altra forma di fondamento contrattuale con il Comune, è indubbio che si debba procedere a far chiarezza circa le procedure amministrative che hanno determinato sia l’accordo di sponsorizzazione e pubblicità che la stessa realizzazione della procedura di valutazione delle acque”.
Nell’esposto, presentato alle Procure competenti per le località italiane premiate, l’associazione sottolinea poi alcuni casi anomali come quello di Sellia Marina in Calabria, località che ha ricevuto quest’anno la bandiera blu ma che è al centro di denunce per il grave stato di inquinamento del mare.
Proprio perché le bandiere blu sono importanti e preziose e indirizzano migliaia e migliaia di utenti e turisti verso le località premiate, modificandone le scelte economiche con ripercussioni enormi per la collettività e per i comuni, il Codacons ha deciso di vederci chiaro anche sulle bandiere assegnate alla Campania, e ha chiesto alle Procure locali competenti, all’Anac e all’Antitrust di aprire “una istruttoria finalizzata ad accertare la correttezza, sotto un profilo tecnico/giuridico, delle procedura di assegnazione dei riconoscimenti alla balneazione e, quindi, un accertamento circa l’esistenza di rapporti giuridico-economici, anche non direttamente riconducibili (ad esempio procedure per acquisto bandiere, ovvero, costi sostenuto per assegnare corsi in tema di tutela ambiente nelle scuole) – ma comunque influenti – per il procedimento di rilascio dei riconoscimenti bandiera blu”.