L’aumento della povertà assoluta colpisce soprattutto il Mezzogiorno, dove vive in questa condizione oltre uno su dieci. Nelle regioni meridionali, l’incidenza stimata dall’Istat sale infatti dall’8,5% del 2016 al 10,3% del 2017, per le famiglie, e dal 9,8% all’11,4% per i singoli. Il peggioramento riguarda soprattutto chi vive nelle città metropolitane (da 5,8% a 10,1%) e nei Comuni fino a 50mila abitanti (da 7,8% a 9,8%).
La Regione con la più alta incidenza di povertà assoluta è la Calabria con il 35,3%, seguita da Sicilia (29,0%), Basilicata (21,8%) e Puglia (21,6%). Dati che “si scontrano” con il record positivo della Valle d’Aosta (4,4%) seguita da Emilia Romagna (4,6%), Trentino Alto Adige (4,9%), Lombardia (5,5%) e Toscana (5,9%).
In generale, si registrano circa 300mila residenti in Italia in più finiti in povertà assoluta rispetto al 2016. “Si tratta di un trend iniziato con la crisi, ma l’elemento preoccupante è la ripresa della crescita della povertà dopo la pausa del 2014“, commentano dall’Istituto di statistica. Resta elevata, anche se in leggera flessione (dal 12,5% al 12,1%), la povertà assoluta tra i minori.
Quasi uno su sei in povertà relativa: soglia a 1.085 euro – Oltre alla povertà assoluta, nel 2017 l’Istat stima un aumento anche della condizione di povertà relativa, che riguarda quasi una persona su sei. L’incidenza di questo indicatore è infatti al 15,6% per gli individui (9 milioni e 368 mila persone, era 14% nel 2016). Rientra in questa categoria chi vive nelle famiglie (tre milioni e 171mila) che effettuano una spesa al di sotto della soglia di 1.085 euro e 22 centesimi al mese per due persone, pari ai consumi medi del Paese.
Come quella assoluta, la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con quattro componenti (19,8%) o dai cinque membri in su (30,2%), soprattutto tra quelle giovani: raggiunge il 16,3% se la persona di riferimento è sotto i 35 anni di età, mentre scende al 10% nel caso di un ultra 64enne. L’incidenza si mantiene elevata per le famiglie di operai e assimilati (19,5%) e per quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (37%).