Per Lei, era valido solo il detto: “mazze e panelle…” con quel che seguiva.
E, così, dopo la zuppa di pane e latte, che ci offriva ogni mattina con amore, cominciavano i nostri dolori quotidiani. Perché eravamo un po’ discoli. Ma eravamo giovani.
C’era, però, un modo per evitare i suoi interventi: chiedere scusa.
“Se chiedete scusa, vi perdono”, ci diceva, “ma guai a Voi se mentite”.
E, così, siamo cresciuti con questo principio. E abbiamo chiesto scusa ogni volta che abbiamo sentito il dovere di farlo. Anche quando, magari, non era proprio necessario.
Per questo, noi pensiamo che riconoscere ogni possibile errore debba essere una regola di vita per tutti, a qualsiasi livello di responsabilità e a maggior ragione quando sia in gioco l’interesse della nostra Città.
Ora, noi siamo assolutamente convinti che il Porto sia una ricchezza. Ma pensiamo anche che non debba essere di danno alla qualità della vita della comunità.
Che sia situato in un “cul de sac”, è un “fatto” dimostrato dai “fatti”.
Che sia privo delle necessarie infrastrutture stradali e ferroviarie, è egualmente un fatto.
Ed è anche un fatto lo strangolamento della Città, percorsa in ogni dove da mastodontici autocarri.
Nelle ultime settimane, abbiamo assistito a pubblici dibattiti su una documentata ipotesi di delocalizzazione dello scalo che, oltre a evitare ulteriori pressioni sulla mobilità e sulla salute pubblica, potrebbe consentire di ripristinarne l’utilizzo in favore dei flussi attesi di turismo internazionale.
Noi non nascondiamo l’interesse per il progetto, ma non intendiamo avventurarci in un discorso che compete alle Autorità Politiche e a illustri esponenti della collettività.
Però, non ci sfugge che, se pure la delocalizzazione fosse una soluzione condivisa, la realizzazione di un nuovo scalo non potrebbe concretizzarsi prima di almeno 10/15 anni, soldi permettendo, e che, nel frattempo, molte cose potrebbero modificarne il livello di utilità. Non ultimo il progetto TEN T in sede europea che non include la nostra Città tra i porti della “rete” definiti di ingresso o “gateway”.
In ogni caso, se non è sopportabile che il porto soffochi ulteriormente la Città, anche con i previsti, ulteriori, mastodontici investimenti, neppure è sopportabile che resti così come è nelle more che possano maturare tempi migliori a favore di non si sa cosa.
E, quindi, da semplici cittadini, ci permettiamo esprimere una riflessione su tale argomento partendo da una sintetica ricostruzione del progetto relativo alle nuove gallerie di accesso all’area portuale.
Il primo premio del concorso internazionale di idee, indetto nel 2006 in forza del Protocollo d’Intesa fra Comune e Autorità Portuale del 25/06/2004, fu assegnato al progetto dello studio Pica Ciamarra e Associati in data 14/03/2007..
Con successiva delibera del 31/10/2008, l’Autorità Portuale conferì allo studio l’incarico del progetto definitivo che, ottenute tutte le autorizzazioni, venne posto a base della gara di appalto. Intanto, con decreto del 16/06/2009, l’Autorità di Gestione Programmi Europei del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ammise il progetto ai fondi del Piano Operativo Nazionale Reti e Mobilità 2007/2013 (fonte U.T.P.S.).
L’impresa aggiudicataria, prima dell’avvio delle opere, presentò all’Autorità Portuale il progetto esecutivo che venne contestato con PEC del 02/08/2013 dallo studio Pica Ciamarra, coinvolto per il rilascio del “visto”, in quanto ritenuto non conforme al progetto definitivo per la presenza di significative differenze (“è diventata un’autostrada urbana” – cit.).
Il conseguente contenzioso non è di interesse di questo commento.
In sintesi, salvo ogni possibile errore, si osservò che il progetto esecutivo rivedeva la logica dell’intervento immaginato dallo studio trasformandolo in una operazione di pura “viabilità a servizio del porto” con l’abbassamento dell’imbocco delle gallerie, l’approfondimento dello scavo e l’utilizzo integrale del viadotto Gatto del quale erano previste, invece, la duplicazione dalla parte terminale, in basso, e la demolizione del tratto superiore. In sostanza, le modifiche apportate annullavano il carattere originario del “progetto” di Salerno Porta Ovest (cit.).
Perché questo sia avvenuto, non spetta a noi accertarlo. Così come non spetta a noi appurare se i finanziamenti acquisiti siano erogabili per un progetto “dichiaratamente” (dal progettista) ritenuto diverso da quello approvato.
Noi diciamo solo che aver utilizzato “Porta Ovest” per attribuire al porto uno sbocco “stradale” potrebbe offrire una soluzione assolutamente temporanea perché sarebbe valida solo fino a quando non saranno attivati – nei porti inclusi nel TEN T – i trasporti ferroviari con le caratteristiche previste dall’Europa e, cioè, con treni della lunghezza fino a 800 mt. su linee ad alta capacità o velocità.
Da quel momento, il vantaggio economico del trasporto per ferrovia emergerà in tutta la sua forza a danno anche delle attività del nostro scalo.
Per questo, se veramente vogliamo pensare a salvaguardare le attività portuali, nel mentre si discute di ogni diversa soluzione, noi pensiamo sia doveroso dotare il porto di una linea ferroviaria da destinare, oggi, a servizio dello stesso ma che sarebbe utilizzabile, in futuro, anche per un uso diverso, quale la mobilità dei flussi turistici.
Nel prossimo mese di Ottobre scadrà il Bando Europeo CEF (Connecting Europe Facility) per le reti dei trasporti, delle tlc e dell’energia, con particolare riferimento ai collegamenti mancanti nel comparto dei trasporti. E, allora, perché non approfittarne?
Noi chiediamo all’AUTORITA’ PORTUALE di predisporre velocemente il progetto di una galleria “SOLO FERROVIARIA” tra lo scalo e l’area nocerino-sarnese in grado di mettere in rete i tre porti del Tirreno Centrale, cioè Napoli, Castellammare e Salerno, con riferimento all’unica grande area di stoccaggio di Nola-Marcianise ove sarà operativo, secondo i programmi in corso, il corridoio 5 della TEN T per i collegamenti con il Nord Europa.
Una ferrovia a quote bassissime, sull’esempio della “galleria Santa Lucia”, che non sarebbe di danno per le falde, non sarebbe invasiva rispetto al territorio e permetterebbe di far transitare convogli formati da vagoni con le nuove sagome europee in grado di caricare/scaricare i container direttamente sotto le gru eliminando o limitando lo stazionamento delle merci nell’area portuale.
Per quanto riguarda i problemi creati dai lavori di Porta Ovest, tra cui anche la temuta instabilità del ponte autostradale posto al di sopra, forse ci sono ancora i tempi giusti per il recupero dell’originario progetto dello studio Ciamarra a favore solo della mobilità cittadina e in chiave turistica.
Noi riteniamo sia opportuno riflettere prima che siano bruciati ulteriori soldi pubblici, cioè della comunità, cioè nostri, per inseguire sogni “di gloria” che potrebbero divenire anche ”di vanagloria”.
Non importa ciò che è stato. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, “scurdammece ‘o passato”.
Facciamolo per la Città, per la comunità e per le future generazioni.
La mamma ci diceva che chiedere scusa era prova di una grande forza morale. Oltre che di vero amore.
La nostra Città ha bisogno di amore.
e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com
pagina fb: Associazione io Salerno
P.S.: con questa riflessione, interrompiamo l’appuntamento settimanale con i lettori. Riprenderemo a Settembre. Auguriamo “Buone Ferie” a chi ha la fortuna di poterle fare nell’ambito di un rapporto stabile di lavoro. Agli altri, soprattutto a quelli che “non possono”, manifestiamo la nostra vicinanza, assicurando che continueremo a proporre idee e progetti per contribuire a dare un futuro migliore alla Città.
E’ la nostra prova di amore verso una comunità che ha bisogno di amore.
Ma mi sembra che Salerno è ormai fuori dai flussi portuali commerciali e perchè il porto, ubicato male, sovente si insabbia ed abbisogna di un continuo e costoso dragaggio, e per l’accorpamento all’autorità portuale di Napoli. A che servirebbero quindi costosissimi investimenti ? Non è meglio destinare i fondi a cose più utili ?
Vedo finalmente presentata una idea progettuale da me illustrarla fin dell’ottobre del 2003 in occasione di una Conferenza sulle Autostrade del mare, tenutasi presso la Camera di Commercio di Salerno. Esposi proprio la ragioni di carattere tecnico- economico per il porto e i benefici di natura ambientale e paesaggistico per la città, che sarebbero derivati dalla realizzazione di un tunnel a doppia canna, una stradale e l’altra ferroviaria, collegante il porto direttamente con l’agro nocerino-sarnese.
Nei circa 15 anni trascorsi, non c’è stata quasi alcuna attenzione alla grave lacuna della mancanza di un collegamento ferroviario da parte delle autorità e degli operatori portuali. Anche la stampa, tranne qualche eccezioni, ha ignorato il problema e solo recentemente ha cominciato ad evidenziare quanto nuocesse allo scalo commerciale non poter disporre di una infrastruttura che stava diventando indispensabile alla luce dei nuovi orientamenti dei traffici e dei trasporti intermodali.
Si è buttato il fumo negli occhi con la Porta Ovest, quale panacea per tutti i mali, ma ho i miei dubbi.
Ben venga ora questa presa di posizione sia pure tardiva, e soprattutto si evitino le annose, improbabili e improponibili proposte di delocalizzazione del porto
Ricordo che Salerno ha aderito al progetto pre clearing cioè sdoganare le merci mentre sono ancora sulla nave. Se davvero si vogliono scaricare navi da 7 8 9 mila teu è fondamentale avere gru adatte ferrovia e semplificazione delle procedure doganali. Un container import non può restare settimane fermo in porto ma essere subito trasferito in zone di stoccaggio esterne al porto…interporti sia per ragioni di spazio altrimenti non riuscirebbero a scaricare le altre navi sia x una riduzione dei costi oltre ai tempi ridotti di consegna della merce. Quindi l unica soluzione è una rete ferroviaria che collega il porto ai vari interporti
Se porto deve essere allora il raccordo ferroviario è l’unica soluzione seria. E’ una buona proposta, l’amministrazione la faccia sua per il bene della città.