Il sardo, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è una lingua neolatina (come italiano, francese, rumeno, spagnolo, portoghese), nata cioè dalla fusione del latino dei conquistatori romani con le parlate locali. In sardo, per esempio, l’articolo su/sa, proviene dal pronome latino ipsum/ipsa (“egli stesso”). Grazie alla situazione geografica della Sardegna, più isolata e quindi meno sottoposta a influenze straniere, il sardo è la lingua neolatina che è rimasta più vicina alla base originaria.
Vi si trovano ancora elementi di greco (soprattutto nei nomi geografici, come Olbia) e di punico (Macomer viene da maqom, che significa città). Influenze iberiche. Tra le lingue straniere che hanno influenzato il sardo nelle epoche successive, lo spagnolo ha avuto un ruolo preponderante. Dal 1327 al 1720 la Sardegna è stata infatti dominata alla Spagna e lo spagnolo era lingua ufficiale nei tribunali e nelle scuole. Vocaboli come ventana (“finestra”) o calentura (“febbre”), tutt’ora in uso, sono stati adottati dal sardo proprio in quel periodo.