Per far bene in B servono i giocatori di valore. Il curriculum serve fino ad un certo punto. A nostro sommesso avviso il modello da seguire è quello del Cittadella capace di approvvigionarsi da svariate fonti di mercato spendendo meno di tutti e disputando negli anni campionati di vertice. Più che i nomi meglio concentrarsi su obiettivi reali, di quelli di certo più abbordabili che – in termini di spesa – non andrebbero a dissanguare le casse societarie.
Anche perché basta dare un’occhiata ai giornali di oggi per accorgersi che il pallone rischia di sgonfiarsi in alcune piazze dove nel recente passato non hanno badato a spese. Insomma, una programmazione oculata è l’unica ricetta capace di garantire un futuro alle società calcistiche e fortunatamente, in questo Lotito e Mezzaroma sono molto abili. Nel contempo, però, dovranno allestire una squadra di qualità perché se salvaguardare i conti è importante altrettanto importante è riportare la gente allo stadio investendo come detto non necessariamente sui grandi nomi ma sui calciatori di qualità.
Francamente non servono i titoloni, gli esborsi esorbitanti e né strafare. Arrivare in A, spendendo a ruota libera, in caso di retrocessione, significa avere un piede nella strada del fallimento. Questo però non esenta Lotito e Mezzaroma da gravissime mancanze e da avere intrapreso lo stesso la strada che porta al fallimento e, ancor peggio, non comporta nessun risultato sportivo. La competenza di chi costruisce le squadre è fondamentale e i budget vanno usati al meglio, coinvolgendo i tifosi non solo con i risultati del campo, ma anche attraverso la comunicazione (guardate cosa fa la Roma con i social). Se però ogni anno si fa questo schifo dal punto di vista tecnico, si gestisce la squadra in modo trasparente e tutto è fatto con approssimazione non si arriva a niente. Forse la cosa che andava chiesta a questa società non era l’utopistico “volere sognare”, ma solo rimuovere i personaggi altamente incompetenti come Fabiani, di costruire una squadra decente, che lotti, indipendentemente dal risultato finale e di valorizzare anche aspetti ritenuti minori, per esempio una maglia decente con uno sponsor tecnico decente per i 100 anni e senza sfregi celesti. Ma questo chiaramente è troppo.