Ed è passato dall’altro lato della barricata, alla Juventus, con cui ha esordito prima in Serie A (ad appena 18 anni, nella stagione 2007/8, Ranieri lo ha gettato nella mischia contro il Livorno) e poi anche in Champions League (l’anno dopo, contro il Bate Borisov). A questo punto Castiglia, il cui idolo era Del Piero ma che sostiene di ispirarsi a Nedved per il modo di inetrpretare il ruolo, è stato mandato in giro per l’Italia a farsi le ossa, ma senza cambiare colori: in bianconero, a Cesena, ha iniziato a confrontarsi con i campionati “senior”.
Quindi a Vicenza ha trovato continuità d’impiego. Ad Empoli ha conosciuto il maestro Sarri. Infine, dal 2014 è tornato in Piemonte ed ha messo le radici a Vercelli. Nel frattempo si è sposato ed ha continuato a coltivare anche le sue passioni extracalcistiche (i viaggi e il vino). Come Dybala, lo scorso anno ha lasciato la maglia numero 21 per indossare la numero 10. Una bella responsabilità.
Ma, visto quello che è stato capace di combinare nella passata stagione, la scelta si è rivelata azzeccata. Centrocampista dinamico, con spiccata propensione ad offendere, Castiglia è bravissimo negli inserimenti senza palla, ha una buona conclusione dal limite dell’area ed è capace pure di smarcare al tiro i compagni. Insomma, un giocatore completo e che potrebbe dare una mano importante alla Salernitana in una zona del campo in cui i granata, negli ultimi anni, hanno sofferto e non poco.