Insomma aver fatto la casalinga per anni e cresciuto figli e famiglia era scelta di entrambi i coniugi non solo di chi restava a casa, lasciando magari il lavoro per sempre. Negli alimenti queste scelte e il contributo dato alla famiglia vanno considerati. La Corte lo dice così: «All’assegno di divorzio deve attribuirsi una funzione assistenziale e, in pari misura, compensativa e perequativa. Il parametro così indicato si fonda sui principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l’unione matrimoniale anche dopo lo scioglimento del vincolo».
Cassazione: l’assegno di divorzio cambia ancora
Nello stabilire l’assegno di divorzio «si deve adottare un criterio composito» che tenga conto «delle rispettive condizioni economico-patrimoniali» e «dia particolare rilievo al contributo fornito dall’ex coniuge» al «patrimonio comune e personale, in relazione alla durata del matrimonio, alle potenzialità reddituali future ed all’età». Lo hanno stabilito le Sezioni Unite della Cassazione sciogliendo un conflitto di giurisprudenza dopo che la sentenza Grilli aveva escluso il parametro del «tenore di vita». La decisione era attesa dal 10 aprile.
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