La fine della liberalizzazione degli orari in questo Paese piace a quasi a tutti: alla Chiesa, ai sindacati e alle associazioni datoriali dei piccoli. Protestano soltanto i grandi.
La proposta, che ricalca quella di Confesercenti, prevede che i Comuni – ma non quelli turistici – possano decidere nei giorni festivi e nelle domeniche di tenere aperti non oltre il 25 per cento dei negozi per ciascun settore merceologico. Il blocco riguarda anche le vendite online.
Ma soprattutto il disegno di legge dispone che la materia torna di competenza degli enti locali. Ed è questo che spaventa di più la grande distribuzione.
A ben guardare la questione non va letta soltanto in chiave prettamente economica, ma strategica. Ogni domenica e nei giorni festivi sono impegnati circa mezzo milione di lavoratori e circa la metà degli Iper e dei supermercati preferisce tenere chiuso, perché è il il giorno preferito dagli italiani per fare shopping. Spiega un manager del settore:
Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, aspetta a cantare vittoria. «Devo dire che già in campagna elettorale gli attuali vicepresidenti Di Maio e Salvini hanno preso a cuore il problema. Ma la fine della liberazione degli orari del commercio è soltanto una parte del lavoro che dobbiamo fare per aiutare le microimprese. L’ho ripetuto anche ieri mattina al ministro, il quale mi ha dato ragione».