La sua attenzione ai giovanissimi, che trova realizzazione concreta nei tanti progetti educativi che sostiene con la Andrea Bocelli Foundation, ha reso la sua partecipazione a Giffoni un”experience’ ancora più esclusiva. Tante le domande, molte le curiosità, ancora di più le attestazioni di stima da parte dei giovanissimi, tra cui anche i masterclasser Radio & Music che hanno approfittato della presenza del tenore per addentrarsi nella tecnica del canto e che hanno fatto di Bocelli un’ispirazione. Riferendosi ai duetti con Ed Sheeran e Ariana Grande, beniamini dei più giovani, il maestro ha sottolineato come le collaborazioni tra artisti siano fondamentali, mentre le contaminazioni debbano essere trattate con prudenza: “Se non sono necessarie meglio evitare: bisogna cantare i generi senza bluffare, seguendone le regole”.
Il tenore non si è sottratto ai ragazzi, rispondendo anche alla curiosità di una studentessa di musica sull’uso dell’autotune nella Trap, tra i fenomeni musicali più amati dai teenagers: “Io sono per la voce pura. Nelle mie registrazioni pretendo che non si usino correzioni: se stono, ricanto. Ma io non sono mai contro le cose, piuttosto sono a favore di altre. Se qualcuno riesce a fare dell’autotune uno strumento d’arte ben venga”. “L’opera è un po’ come il calcio: per amarla bisogna andarla a vedere a teatro, la sua casa, e bisogna avere la fortuna di sentire un buon cast. Una cosa è vedere il Brasile, un’altra seguire una squadra amatoriale. L’importante è andare a teatro, come più vi piace, senza formalismi” aggiunge. E a proposito di fortuna, dichiara estremamente fortunato, ma non per il successo: “La mia fortuna più grande è stata quella di essere stato sempre circondato da affetto, sin da piccolo. È questo il vero scopo della vita” aggiunge, arrivato a Giffoni con la moglie Veronica e due dei suoi figli, Veronica e Matteo. «Lo dico sempre ai miei bambini e lo dico anche a voi: l’importante non è fare quel che amate, ma amare quel che fate. Solo così sarete davvero felici. E poi non perdete mai la speranza, né l’ottimismo e non date retta all’allarmismo che riempie i nostri tempi”. In chiusura, ricevendo il Premio Truffaut, Bocelli ha commentato la definizione che il regista diede al Festival nel 1982: “Penso davvero sia il più necessario: qui a Giffoni si esortano i ragazzi a pensare e il pensiero è la base dell’azione. La tendenza, invece, è quella di non farli pensare. E invece voi dovete farlo, sempre con la vostra testa e siate sempre aperti al pensiero degli altri”.
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