“Cucinare è un lavoro impegnativo – ha aggiunto – non si fa per il successo tv o per il denaro. Cucinare è un atto d’amore. Se lo fai per la fama vuol dire che devi cambiare mestiere. Quando ho scelto di partecipare a Cortesie per gli ospiti, rinunciando a un contratto per gestire tre ristoranti in Cina per una nota casa di moda italiana soprattutto perché avevo voglia di fermarmi un po’ dopo tanti anni in giro per il mondo, ho studiato ancora di più. La tv è effimera, nel senso che oggi c’è e domani potrebbe non esserci più. È un’opportunità da cogliere, ma devi sempre avere un piano B”.
A proposito di studio, ha lanciato un appello al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti, anche lui ospite della settima giornata del Festival: “Gli direi che le scuole alberghiere dovrebbero essere aggiornate. Le strutture sono un po’ fatiscenti. I giovani cuochi italiani, che peraltro sono richiestissimi all’estero, meritano di poter studiare in strutture all’avanguardia”.
“La cucina è cultura, come il cinema” ha sottolineato lo chef, che ha respirato il clima da set fin da piccolo seguendo la mamma Barbara Bouchet, mentre la passione per la cucina è nata grazie al padre Luigi: “Lui era una buona forchetta, mamma un po’ meno, ma la domenica la passavo con lui ai fornelli a imparare i segreti della cucina napoletana”. “Fai ciò che ti rende felice: se sei felice tu siamo felici anche noi. Me lo hanno sempre detto i miei genitori, con lungimiranza” e il consiglio lo gira ai ragazzi in sala. “Cucinare poi è divertente: giochi con gli ingredienti, dai sfogo alla creatività. Noi cuochi restiamo bambini per sempre”.
Borghese però è anche un personaggio social: “I meme sul web? Alcuni li trovo bellissimi. Di certo non distraggono l’attenzione della gente dalla mia professione: sto in cucina da 25 anni, non intaccano la mia credibilità”. Lui che ha il potere di ribaltare il risultato, a Giffoni non ha avuto dubbi: “Meritate un bel 10”.