“Ci lasciano perplessi e delusi e per l’ennesima volta il territorio salernitano subisce danni dai paludosi iter burocratici che impediscono ogni possibilità di riscatto e rilancio dei territori. Nelle dichiarazioni emerge il dubbio sulla possibilità di completare l’escavo dei fondali del porto di Salerno entro il 2020 ed espone l’iter burocratico avviato dall’Autorità Portuale di Salerno già dal 2012. Tempi biblici e nemmeno certi, vergognosi al confronto con altre nazioni europee che danno l’idea dell’immobilismo nazionale sulle necessarie azioni da attuare per fronteggiare le crisi sui territori”.
Per la Cisl, invece, è necessario salvaguardare la capacità produttiva, valorizzare le potenzialità, le risorse umane e professionali deve essere l’obiettivo condiviso da chi riveste un ruolo per il territorio. Da qui, l’appello al ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, al presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Tirreno Centrale, Pietro Spirito, al segretario generale dell’Autorità di Sistema Portuale Tirreno Centrale, Francesco Messineo, al sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, al presidente della Camera di Commercio, Andrea Prete e a tutti coloro che possono dare un contributo alla risoluzione dell’annosa questione.
“Serve avviare gli interventi sulle infrastrutture del porto, come l’ampliamento dell’imboccatura, il dragaggio dei fondali e la riqualificazione delle banchine, è necessario per il rilancio dello sviluppo commerciale e crocieristico di una realtà portuale che già adesso crea occupazione per il territorio. Opere come il dragaggio del fondale devono realizzarsi, nell’immediato, per annullare il fortissimo danno economico strutturale, riferito per esempio all’impossibilità di attracco per navi commerciali e da crociera di determinate dimensioni, nel porto di Salerno”, hanno continuato Ceres e Monetta.
“Per fornire un dato certificato dalla stessa Autorità Portuale, si può valutare il numero di crocieristi in transito nello scalo salernitano (nel grafico in allegato), che dai 18.600 del 2007 sono passati nel 2015 a 189.500 per poi ridursi nel 2017 a 65.500 unità, con una perdita di 124.000 unità (-65.5%) e la relativa riduzione di risorse e occupazione sul territorio da attività dirette e indirette.
Per effettuare i dragaggi nei porti in Italiani è un’impresa molto complessa a causa della macchina burocratica che prevede molteplici competenze e un continuo rimbalzo di responsabilità. Lo stesso Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Tirreno Centrale, Pietro Spirito, dichiarava amareggiato: “Ci chiamiamo Autorità ma dipendiamo da sette organismi nazionali a cui dobbiamo dar conto – chiamateci subordinazione non autorità”.
La crescita degli ultimi anni e le potenzialità recettive del traffico crocieristico, secondo la Cisl provinciale, sono evidenti e note a tutti, e lo scalo di Salerno può ancora più di oggi diventare uno degli scali più competitivi d’Europa sia in termini commerciali che turistici.
“Non si può condizionare lo sviluppo economico dalle lentezze burocratiche. La velocità degli ammodernamenti è un elemento di competitività dei sistemi economici. Diversamente dobbiamo negare la speranza e un futuro migliore alla nostra provincia”, hanno concluso Ceres e Monetta.
Non solo è un danno per “l’azienda Porto di Salerno” in generale, per coloro che ci lavorano e per la città ma soprattutto è il segno dell’assoluta incapacità e incompetenza dei dirigenti responsabili alle autorità portuali e dei politici locali ai vari livelli istituzionali che non comprendono bene l’importanza strategica del problema……………..sembra come quell’altra barzelletta dell’aeroporto di Salerno
Ma bisogna veramente essere asini se non si vuol riconoscere che il porto di Salerno è fuori dal tempo! E’ una struttura nata già vecchia e priva di ogni possibilità di sviluppo, ubicata, peraltro, dove peggio non si poteva! Forse, a Roma, qualcuno ha cominciato a capire che è meglio non sprecare altri milioni di euro oltre alle varie centinaia sprecati fino ad oggi perchè magari si intravede l’opportunità di costruirne uno nuovo con minori spese, con centinaia di ettari di retroterra, con ferrovia e, quindi, con possibilità di sviluppo concreto.
Pochi anni e verremo mangiati da Napoli. Il progetto fu avviato Da signor De Luca per farsi spazio negli ambienti Napoletani per la sua candidatura alla Regione. Ha venduto anche l’anima della nostra città. Un porto in mano ai napoletani e i tanti conogli dei consiglieri comunali che fanno finta di niente? VENDUTI PER UN MORSO DI PANE. Appena succederà dovete nascondervi tutti alla vista delle persone per bene, e che DIO ve la mandi buona a tutti.
… come da 180.000 si è passati a 60.000 crocieristi.
Qual’è il nesso tra i fondali e la riduzione ormai prossima allo zero dei crocieristi.
Il fondale non si è alzato nè abbassato ma le navi non vengono più, neanche quelle piccole.
Allora che palle state a ddì !?
Per me è il manico, da quando la città ha cambiato assetto amministrativo non si sono viste più le navi. Questa è la verità, altro che burocrazia.