La legge prevede infatti una sanzione nel caso in cui l’assicurato perda il lavoro per motivi «illeciti». Il licenziamento della donna è stato giustificato dalla gerente del salone con la motivazione “rifiuto di depilare gli uomini”. Ma lei non è d’accordo: «Non ho mai detto che non avrei fatto la ceretta ai signori. Anzi, mi è capitato anche in quello stesso istituto. Ma, per pudore e igiene, non ero intenzionata a depilare i testicoli di questi clienti, nel caso in cui lo avessero richiesto».
In effetti la donna spiega di essere stata chiara con la sua superiore esponendole sin da subito il suo disagio. Sul sito web della struttura, inoltre, non è indicata la depilazione intima per gli uomini nei servizi offerti al cliente. Spesso quindi in queste situazioni, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si pone il problema se sia possibile rifiutare di adempiere al provvedimento reputato illegittimo.
E così il lavoratore che rifiuta di rendere la prestazione, come nel caso appena segnalato, rischia di “passare dalla parte del torto”, arrivando talora a essere licenziato, pur avendo ragione sul punto di partenza.
Giovanni D’AGATA
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