Lo scrive sul suo profilo Facebook il giornalista e scrittore napoletano che vive da anni sotto scorta. Un lungo messaggio, il suo, nel quale racconta il suo legame con la città dei templi e la sua voglia di rivedere questi luoghi.
ECCO COSA SCRIVE SAVIANO. «Dalla nascita sino alla mia prima morte ogni estate l’ho trascorsa accanto alla pietra greca di #Paestum. In questa foto ho la piccola mano (davvero ho avuto un mano così piccola?! Sembra di sì) poggiata sulla colonna di un tempio. Non riesco a capire quale. Cerere? Il tempio che ho più amato.
Poseidone? Quello verso cui mi avvicinavo circospetto considerandolo il severo grande padre. La basilica? Che attraversavo correndo. Ora, ripescando questa foto degli anni ’80, mi è salita una saudade incontrollata. Ho gli occhi chiusi come in molte altre foto da bambino.
“Tienili chiusi, poi quando ti dico aprili, sgranali!” E ovviamente non eravamo mai in sincro io, l’ordine di aprirli e il click della macchina forografica. Vorrei tornare tra i templi di Paestum, manco da troppo tempo.
Sono abbastanza convinto che il morire non accada una sola volta. La prima morte ha interrotto tutto ciò che ero, ha spezzato legami, quotidiano, ha rotto la bussula.
Sono convinto che queste pietre abbiano contribuito come lievito a farmi rinascere. Da queste pietre tutto è partito.
Siete mai stati a Paestum? Nessuna esperienza è paragonabile, si è travolti dalla potenza della ragione greca, dalla grazia delle sue pitture. Devo a Paestum moltissimo del mio vivere secondo la regola di un filosofo che tra questi templi passeggiava, essendo della vicina Elea: Parmenide. L’unico “italiano” ad aver conosciuto e parlato con Socrate. Vivere secondo la sua regola, “sempre guardando verso i raggi del sole”.