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Benetton è un fiume di perdite: ‘rosso’ di 216 milioni nel 2017

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Continua inarrestabile il flusso di perdite realizzate dalla Benetton, la società dell’omonima famiglia di Ponzano Veneto (Treviso) diventata famosa negli anni ’80 per i maglioni che oggi gestisce la rete di vendita e distribuzione dei capi d’abbigliamento del gruppo. Già dal bilancio della capogruppo Edizione srl, finanziaria operante in diversi business tra cui quello autostradale, finora ben più redditizio, e quello aeroportuale, emerge per Benetton una perdita consolidata pari a 181 milioni, che va ad aggiungersi al “rosso” di 81 milioni già registrato nel 2016.

Ora, però, anche il bilancio di Benetton Group srl, la società che detiene i marchi Benetton e Sisley con le relative attività e strutture globali (la produzione è stata spostata in capo a un’altra azienda, Olimpias Group srl), conferma la tendenza negativa, portando alla luce una perdita di esercizio del 2017 pari a 216,2 milioni, che segue quella di 37,2 milioni realizzata nel 2016. Il “rosso” è a fronte di vendite nette in forte contrazione a 930,2 milioni, contro 1 miliardo nel 2016, oltre che di un risultato operativo della gestione ordinaria negativo per 77,5 milioni (-28,1 milioni nel 2016).

L’assemblea dei soci che si è riunita il 16 maggio scorso a Ponzano Veneto ha approvato il bilancio di esercizio di Benetton Group del 2017 e ha deciso di coprire la perdita da 216,2 milioni con riserve societarie. Non solo: a seguito di alcune riclassificazioni, sono emersi quasi 19 milioni di ulteriori perdite portate a nuovo dall’esercizio precedente che l’assemblea ha pure deciso di coprire con la stessa modalità.

La relazione sulla gestione del bilancio 2017 di Benetton Group srl è costretta a prendere atto di come questi numeri siano tutt’altro che incoraggianti, adducendo nel contempo per giustificarli motivazioni di carattere sia generale sia specifico della società. Quanto alle prime, nel documento si legge che “il 2017 è stato per il settore abbigliamento un anno connotato da forti chiaroscuri e dalla flessione delle performance economico-finanziarie di molti brand. Il settore sta affrontando una fase delicata di trasformazione (…) anche a seguito della rivoluzione digitale in atto”.

A riguardo, va detto che se fino a non molto tempo fa Benetton sembrava perdere posizioni rispetto ai grandi marchi di distribuzione a prezzo basso (low costcome Zara e H&M, oggi anche questi ultimi – quello svedese soprattutto – con la loro rete di negozi, appaiono in grande difficoltà di fronte al dilagare degli acquisti su internet. Si spiega probabilmente proprio in questa chiave la scelta dello scorso aprile di lanciare una versione aggiornata del sito per lo shopping online di Benetton, “tradotto in sette lingue e raggiungibile da 24 paesi, con un focus particolare sugli Stati Uniti, rilanciando il progetto e-commerce, con l’obiettivo di (…) accrescere le quote di mercato”.

Subito dopo, il bilancio dell’azienda di abbigliamento, come già quello del 2016, attribuisce un certo grado di colpa della situazione difficile al meteo: “Anche le non favorevoli condizioni meteorologiche, soprattutto nelle fasi di avvio di stagione, hanno amplificato i propri effetti negativi rispetto al passato”.

Si arriva così alle motivazioni specifiche che riguardano la sola Benetton. “Per il nostro gruppo – si legge nel bilancio – l’esercizio 2017 è stato ulteriormente penalizzato sia da decisioni manageriali che da proposte di collezione che non hanno prodotto i risultati attesi, con conseguenze negative sulle vendite, sui margini e sulle elevate giacenze di fine anno, che hanno comportato rilevanti svalutazioni”.

E che nel gruppo, e probabilmente anche all’interno della famiglia veneta azionista, ci fosse trambusto o comunque ci fossero discordanze e opinioni diverse sulle scelte gestionali e manageriali è diventato spesso piuttosto evidente negli ultimi tempi. Per esempio quando, nell’autunno del 2016, Alessandro Benetton a sorpresa aveva rassegnato le dimissioni dal consiglio di amministrazione della società di abbigliamento proprio perché in disaccordo sulle modalità scelte per la ristrutturazione.

O, ancora, quando, dopo l’uscita dell’amministratore delegato Eugenio Marco Airoldi risalente al maggio del 2017, all’inizio del 2018, l’ottantatreenne fondatore Luciano Benetton, padre di Alessandro e fratello di Gilberto e Giuliana, ha deciso di riprendere in mano il timone operativo della storica azienda di Ponzano diventandone presidente esecutivo al posto di Francesco Gori.

Nel frattempo, sono intervenuti ulteriori cambiamenti: il 16 maggio scorso (dopo l’assemblea dei soci di cui sopra) è stato creato un nuovo veicolo societario, Benetton srl, con funzione di direzione e coordinamento sulle due controllate operative del settore del tessile e dell’abbigliamento, appunto Benetton Group (attività commerciale) e Olimpias Group (produzione). Luciano, cui resta in mano il timone, è così diventato presidente della neonata Benetton srl, mentre Christian Coco è stato nominato presidente non esecutivo di Benetton Group.

IL RITORNO DI BIG LUCIANO

A ogni modo, in un’intervista dello scorso novembre a Repubblica, Luciano Benetton spiegava così la sua decisione di tornare in campo: “Mentre gli altri ci imitavano, la United Colors spegneva i suoi colori. Ci siamo sconfitti da soli. I negozi, che erano pozzi di luce, sono diventati bui e tristi come quelli della Polonia comunista. E parlo di Milano, Roma, Parigi… Abbiamo chiuso in Sudamerica e negli Usa”.

E, ancora: “Hanno smesso di fabbricare i maglioni. È come se avessero tolto l’acqua a un acquedotto. Ho visto cappotti alla russa, con il doppiopetto, il bavero largo, le spalle grosse… di colore grigio sporco. Pensi che hanno chiuso le tin-to-rie”.

Insomma, la critica, come tra l’altro emerge chiaramente dalla relazione sulla gestione del bilancio 2017 firmata proprio da Luciano Benetton, è forte anche nei confronti della struttura fisica dei negozi e dei prodotti di abbigliamento. Il medesimo documento riporta le azioni che l’azienda e i nuovi vertici hanno deciso di mettere in atto per uscire dall’angolo, a cominciare proprio dal nuovo management sotto la guida di Luciano.

“E’ intervenuto un nuovo assetto manageriale – si legge nella relazione di gestione di Benetton Group srl – che si è impegnato nella predisposizione di un piano triennale, approvato dal consiglio di amministrazione a dicembre 2017, che, partendo dai tradizionali punti di forza del gruppo (brand e capillarità della rete distributiva), ne ha disegnato il percorso di rilancio”.

Ciò significa che “l’esercizio 2018 sarà un anno di transizione nel corso del quale si agirà su organizzazione, prodotto, comunicazione e canali distributivi”. In questo contesto, “il ruolo centrale nuovamente assunto dagli azionisti garantirà il necessario supporto strategico e finanziario. In concreto, l’azionista di riferimento (il veicolo Schematrentasette srl, che fa capo a sua volta a Edizione srl, di proprietà della famiglia Benetton, ndrha già provveduto a mettere a disposizione il supporto finanziario coerente al fabbisogno di cassa previsto dal piano triennale per il periodo 2018-2020″. Si scopre così che, per esempio, il 26 marzo scorso Schematrentasette (di cui Edizione srl ha il 100%) ha concesso a Benetton Group un finanziamento a tasso fisso da 100 milioni, da utilizzare entro la fine del 2018.

In altri termini, per garantire il rilancio di Benetton, la controllante in ultima istanza Edizione srl sembra disposta ad aprire il portafogli. Per quest’ultima, del resto, ora che c’è il rischio concreto che il business delle autostrade di Atlantia non garantisca più i rendimenti di un tempo (se non addirittura che sia destinato a uscire dal perimetro delle attività), rimettere in piedi la storica Benetton diventa più urgente che mai.

Fonte it.businessinsider.com

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