Due anni dopo la situazione non è cambiata. Buste maleodoranti, lattine, scatole, materiale organico.
Uno schifo totale ma, soprattutto, uno schiaffo a quello che può essere considerato come luogo simbolo del teatro salernitano. Una sorta di posto sacro che, nella sua storia, ha resistito a tutto, finanche alla ipotizzata dismissione e trasformazione in un discopub (orrore). Lo scrive Le Cronache oggi in edicola
E diciamolo: una città che non si cura dei suoi simboli e non capisce che questi sono i capisaldi per trasmettere la storia alle future generazioni ha evidentemente dei problemi. Tra queste mura Sandro Nisivoccia e Regina Senatore (purtroppo scomparsa) hanno fatto letteralmente la storia con una compagnia che, nel 2019, compirà 50 anni di attività.
Qui si sono formate generazioni di attrici e attori. Qualche nome: Teresa De Sio, Benedetta Buccellato, Nuccio Siano, Martino D’Amico, Beatrice Fazi, Jari Gugliucci. Ai tempi d’oro Nisivoccia e la sua compianta moglie, una Regina anche sulle scene, hanno realizzato quasi 200 lavori per un totale di oltre 4mila repliche.
Il Sangenesio era un riferimento, un luogo in cui la cultura era passione e sacrificio. Un teatro che, negli anni, grazie alla qualità artistica dei suoi gestori, ha attirato le attenzioni dei migliori registi, produttori e attori del panorama nazionale. Tra questi Eduardo De Filippo e Vittorio Gassman, che avevano lavorato a lungo con la coppia e la adoravano.
Il teatro si chiama così dal 1978, quando Nisivoccia e la Senatore chiusero l’esperienza del Sipario, dal nome del primo luogo che era stato adibito a loro casa artistica, a via Pio XI, quando nel 1971 avevano fondato il Teatro Popolare Salernitano.
Questi due mostri sacri, ora separati dal destino, per fortuna non devono vedere lo scempio che circonda il San Genesio. Se, simbolicamente, la cultura è finita tra cumuli di rifiuti forse è arrivato il momento di ribellarsi.
Fonte Le Cronache