Le quotazioni sul suo nome in queste ore sono sempre più in rialzo. E cosi al 90 per cento il prossimo presidente della Figc sarà Gabriele Gravina, 64 anni, imprenditore-manager, grande esperienza e conoscenza del pianeta calcio. D’accordo, non è il nome nuovo che volevano Giorgetti e Malagò: ma Gravina è sicuramente in grado di mettere ordine in un caos terrificante e avviare quelle riforme che si aspettano ormai da troppi anni. Gravina resterà in carica sino al 2020, poi l’anno successivo si rivota: ipotizzata una staffetta con Cosimo Sibilia, leader incontrastato della Lega Dilettanti, la più forte con il suo 34 per cento. Ma non sempre nel calcio le staffette hanno avuto successo. Restiamo ad oggi, comunque: Gravina, salvo sorprese, avrà una maggioranza ampia, più che sufficiente per governare. Bisogna vedere che farà Tommasi con il 20 per cento del sindacato calciatori: l’ex campione avrebbe voluto anche lui un esterno, non uno dei tre che il 29 gennaio fecero quel disastro (insieme a lui c’erano appunto Sibilia e Gravina) con le mancate elezioni. Ma un esterno che raccogliesse consensi non si è trovato, non lo ha trovato nessuno: tramontata anche l’ipotesi di Andrea Abodi, che pure poco più di un anno fa perse con onore contro Tavecchio (e che stavolta non sarebbe spiaciuto a Palazzo H). La Lega di A, che ha chiesto il summit di ieri, non ha proposto alcun nome, se non parlare genericamente di un “candidato unico”.
Claudio Lotito, n.1 di Lazio e Salernitana, ha uno stuolo di generali e magistrati in pensione a disposizione, ma il nome da lui suggerito, Tullio Del Sette, ex comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, non ha incontrato successo.
Fonte Repubblica
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