“Sulla vertenza Antonio Amato ci aspettiamo ancora un segnale di responsabilità dalla Regione Campania”. A spiegarlo è Ciro Marino, segretario generale della Uila Uil provinciale, che da tempo segue le vicende dei lavoratori della vecchia gestione del pastificio di Salerno. “Sicuramente apprezziamo lo sforzo della Regione fatto in precedenza, ma sono stati esclusi dalla mobilità in deroga le maestranze che hanno percepito la mobilita ordinaria nel 2015 e nel 2017.
Questo avviene mentre per altre posizioni, come quelli del 2016 e 2018, è stato disposto il contrario. Tutto questo viene fatto nonostante l’ultima circolare Inps parli chiaro è molto chiara. Questo avviene mentre per altre posizioni, come per quei lavoratori la cui mobilita è terminata nel 2016 e 2018, è stato disposto il contrario. Appare dunque chiarissima la disparità di trattamento di situazioni identiche. Tutto questo viene fatto nonostante l’ultima circolare Inps prevedeva la mobilita in derogo ai lavoratori la cui mobilita finiva nel 2017.
Queste persone sono state beffate anche dalla legge Fornero, perché con alcuni degli accordi individuali sottoscritti hanno mantenuto in essere un rapporto con l’azienda” per cui se nel 2011/12 alcuni lavoratori invece di percepire la cassa integrazione,come da accordo, fossero stati licenziati, paradossalmente, ne avrebbero ricevuto vantaggio”.
Per Marino, dunque, è una situazione insostenibile, che si trascina ormai dal 2011. “Novanta lavoratori circa della vecchia azienda non sono stati assunti e questo è qualcosa che non si può cancellare come un colpo di spugna”, ha spiegato Marino.
“Impercettibili le politiche attive per la ricollocazione delle maestranze nel ciclo produttivo. Ecco perché la Regione Campania è venuta meno negli accordi presi negli anni precedenti. Novanta lavoratori sono una fetta importante del vecchio stabilimento, a cui era stato promessa vicinanza e impegno per il futuro.
A sette anni dall’inizio della vertenza, invece, siamo al punto di partenza come il miglior gioco dell’oca. Forse qualcuno si è dimenticato di questi lavoratori, che però faticano ad arrivare alla fine del mese e la cui esistenza è messa ancora più a dura prova senza ammortizzatori sociali e corsi di formazione per sperare di avere un futuro migliore. Dalle istituzioni ci aspettiamo un trattamento equo”.
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