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Obbligo di dimora in Calabria per il Giudice salernitano Pagano

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Obbligo di dimora e non più arresti domiciliari per Mario Pagano, il giudice originario di Roccapiemonte, finito sotto inchiesta per otto presunti episodi di corruzioni.

Pagano è accusato anche di truffa e falso.

Nel dicembre scorso Pagano finì agli arresti domiciliari e fu sospeso dal Csm. Ieri i giudici hanno revocato la misura degli arresti domiciliari e disposto la misura dell’obbligo di dimora fuori regione, che Pagano sconterà a Catanzaro.

Sempre  ieri, i giudici hanno condannato a due anni e quattro mesi Nicola Mantone, funzionario di cancelleria, cognato di Pagano, finito nella stessa indagine.

Per la Procura di Napoli, Pagano avrebbero messo in piedi un sistema per far sì che le cause civili alle quali erano interessati gli amici imprenditori gli venissero assegnate per adottare decisioni a loro favorevoli ricevendo in cambio regali e somme di denaro, sotto forma di finanziamenti alla Polisportiva Rocchese, presieduta dal ginecologo Carmine Pagano, fratello di Mario.

L’indagine fu condotta dai poliziotti della Squadra Mobile e dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli. Gli inquirenti ascoltarono alcune intercettazioni telefoniche nelle quali si faceva riferimento a sentenze aggiustate da parte di un magistrato del Tribunale di Salerno.

Il gip dispose anche il sequestro preventivo di circa cinquecentomila euro, cifra che comprendeva non solo tutte le somme versate dagli imprenditori in cambio delle sentenze favorevoli ma anche l’ammontare di diversi finanziamenti indebiti (oltre 300mila euro) erogati ad una società cooperativa per la realizzazione di un agriturismo riconducibile a Pagano.

Pagano era già finito sotto inchiesta nel 2016 per associazione per delinquere e rivelazione del segreto d’ufficio. Ed infatti da Salerno era stato trasferito a Reggio Calabria, per decisione del Csm per incompatibilità ambientale.

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