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Chef Carmine Abate morto nel crollo ad Atrani: chieste 9 condanne

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Quindici anni di pena. È la richiesta della Procura di Salerno per nove dei dieci imputati nel processo per la morte di Carmine Abate, lo chef del ristorante Zaccaria di Atrani che il 2 gennaio del 2010 perse la vita nel crollo del costone roccioso che investì il locale. A darne notizia il quotidiano Il Mattino in edicola stamani in un articolo a firma di Petronilla Carillo.

Il Pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione per Nicola Nocera, responsabile dell’area tecnica dell’Anas.

A rispondere del crollo colposo e omicidio colposo sono Andrea Barbaro, proprietario del tratto roccioso interessato al cedimento per il quale sono stati chiesti due anni e sei mesi; Domenico Guida, direttore dei lavori per l’autorità di bacino Destra Sele: un anno e otto mesi; Gerardo Lombardi, responsabile del procedimento per le frane nel gruppo di supporto nominato dall’autorità di bacino Destra Sele: un anno e quattro mesi; Giovanni Polloni, tecnico geologo abilitato dalla società Acquater a sottoscrivere il piano di stralcio per l’assetto idrogeologico Destra Sele: due anni; Vincenzo Trassari, l’ingegnere per il coordinamento tecnico di progetto e rischio frane: un anno e quattro mesi; Lorenzo Rocchetti, responsabile del progetto per la società Acquater: un anno e due mesi; Crescenzo Minotta, geologo in servizio al Destra Sele: un anno; Zaccaria Pinto e Annamaria Staiano, amministratori della società “Cantina del nostromo” che gestiva il ristorante: rispettivamente due anni e quattro mesi e un anno e sei mesi. Nel collegio difensivo Angela Cisale, Felice Lentini e Carlo Di Ruocco.

LE ACCUSE

I primi sette avrebbero effettuato un’errata qualificazione dei pericoli e rischi del tratto di costone che crollò. La ripa a monte, per l’accusa, venne impropriamente classificata a “pericolosità e rischio medi”, al posto di una classificazione “pericolosità e rischio elevato o molto elevati” viste le condizioni “instabili e caratterizzate da profonde e molteplici fratturazioni”.

Inoltre il pendio a valle, naturale prosecuzione di quello che crollò, era classificato a rischio più elevato rispetto al tratto superiore. Una classificazione, per la magistratura, attribuita in palese violazione degli stessi parametri tecnici elaborati nel piano di stralcio per l’assetto idrogeologico Destra Sele.

Fonte Il Mattino

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