È quanto emerge dal Rapporto “#Liberaidee, la ricerca sulla percezione e la presenza di mafie e corruzione”, presentato a Roma la scorsa settimana.
“Oggi c’è una grande difficoltà, o forse una resistenza, a cogliere l’evoluzione delle mafie nel nostro Paese, il loro legame con la corruzione, l’area grigia, la loro penetrazione nel mercato. Il rischio, sia a livello della politica, sia dei cittadini e della sensibilità pubblica, è di normalizzare tutto questo”. Ha lanciato così il suo ulteriore grido di allarme don Luigi Ciotti, fondatore e anima di Libera, ad esito dei lavori.
Alla iniziativa ha preso parte anche il procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho, che ha ammonito: “Non sento attenzione su questi fenomeni, non sento parlare della necessità di contrastarli, ma mafie e corruzione non riguardano solo la Dna, l’Anac o la magistratura. Sono anzitutto una questione politica ed è dalla politica che deve partire un ordine fermo: stop alla corruzione, chi denuncia deve essere difeso, la mafia va annientata”.
Il 74,9% degli italiani ritiene le mafie un “fenomeno globale”, con “uno scatto di consapevolezza rispetto alla gravità della presenza mafiosa”; tuttavia solo il 38% dichiara che nel luogo in cui abita, la mafia è un fenomeno “preoccupante” e la sua presenza è “socialmente pericolosa”.
Emerge, altresì, dai dati che le mafie sono ritenute un fenomeno preoccupante dal 45% degli intervistati al Sud e dal 10% al Nordest; mentre per la corruzione la percezione negativa è dominante in tutto il Paese, con il 70%, e arriva al 90% nel Meridione.
Quanto prodotto dalla ricerca di Libera sarà diffuso attraverso un grande tour nazionale e internazionale, #Ideeinviaggio, che porterà i dati raccolti in centinaia di tappe: nelle piazze, nelle sedi delle istituzioni, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, per dare vita a un nuovo dibattito pubblico su mafie e corruzione. Tutte occasioni per favorire un ragionamento su nuovi metodi capaci di alimentare cultura antimafia e promuovere cittadinanza attiva.
È indiscutibile che, nel tempo, la mafia si sia mostrata camaleontica pur di restare coerente con la sua spietata sete di potere e ricchezza. Oggi, forse, non sarà quella sanguinaria delle stragi, ma ciò non ne ha affatto mutato la pericolosità, anzi.
Resta poderosa la capacità di insinuarsi nel tessuto sociale, talvolta complice un atteggiamento pilatesco rispetto al problema da parte della opinione pubblica, nonché talune insospettabili compiacenze ed il ciclico, subdolo tentativo di indebolire alcune norme e gli strumenti di contrasto a disposizione della magistratura e degli organi di polizia.
Tony Ardito