Le accuse sono gravissime. Si arriva perfino all’omicidio volontario per quella siringa di Midazolan che avrebbe ucciso un ragazzo di 28 anni, con un cancro in fase terminale.
Non si tratterebbe di eutanasia, poiché i familiari del giovane sarebbero stati all’oscuro di tutto: per gli inquirenti il reato è qualificabile come omicidio.
O almeno questo si intuisce dal tenore delle conversazioni intercettate dai Carabinieri tra Marra ed un collega. Marra parla con un altro medico, che non se la sente di fare quell’iniezione. Cosa che farà più tardi lui stesso.
Quando il ragazzo muore, la sua salma viene sequestrata. Da lì partono indagini che si dividono dal filone originario dell’inchiesta per la quale Marra ed altri colleghi erano intercettati. Ovvero quello che si occupava della sparizione di alcuni medicinali ospedalieri (tra cui la morfina) dai locali del distretto di medicina del dolore dell’Asl di Eboli.
L’ipotesi degli investigatori è che vi fosse una gestione allegra di quei farmaci, fatti recapitare e somministrati ad amici, familiari ed altre persone senza seguire la procedura.
Si tratta di anti-tumorali, sacche nutrizionali, terapie palliative o del dolore: medicine che uscivano con troppa disinvoltura e che venivano stoccate in modo talvolta improvvisato.
Il tutto perché lo stesso Marra ed altri complici ne avessero puntuale disponibilità. Ma saranno loro stessi, a spiegarlo domani davanti al magistrato. Sempre che non scelgano di avvalersi della facoltà di non rispondere.