Ma, qualcosa non andò nel verso giusto, visto che il suo cuore si fermò dopo tredici giorni di sala rianimazione. A distanza di due anni, il 13 novembre inizierà il procedimento giudiziario sul reato di falso, il 30 novembre, invece, quello per il reato di omicidio colposo. A darne notizia il quotidiano Il Mattino oggi in edicola
A due anni dalla tragedia, la moglie lo ricorsa con un post sul suo profilo Fb. “Quel maledetto giorno 24 ottobre di 2 anni fa hai deciso di ricoverarti – scrive Irene Conforto per avere un intervento di slive per migliorare la tua vita e la mia. Cercavi in tutti i modi di farmi capire che sarebbe stata per noi, due obesi, la soluzione migliore per la nostra salute.
Eri un treno in corsa non volevi fermarti ho cercato in tutti i modi di non farti andare, non so il perché. Forse non nutrivo fiducia di quella struttura non mi fidavo di chi doveva mettere le mani sul tuo corpo.
Si forse era la mia mancanza di fiducia per chi ti aveva convinto a fare quell’intervento, a colui distinto con il suo camice bianco, ma con una conoscenza basilare, ti parlava dicendoti che sarebbe andato tutto bene”.
I familiari sono assistiti dall’avvocato Pierluigi Spadafora. A due anni dalla scomparsa il ricordo e la rabbia dei familiari è ancora viva così come il desiderio di sapere la verità sulla morte del proprio congiunto.
“Il 13 novembre sarò lì – assicura la moglie – in quella sedia ad ascoltare cosa hanno da dichiarare coloro che ti hanno potato via coloro che hanno interrotto la tua bellissima vita, coloro che hanno tolto un padre meravigliosa alle creature che la vita ti aveva donato coloro che hanno distrutto la nostra casa, coloro che hanno tolto la totale allegria della famiglia coloro che vorrò riguardare negli occhi per fargli capire la mia rabbia, e il mio mai non perdono. Dio può perdonare io no”