Secondo Ricciardi, le criticità in Italia risalgono al 1999, “quando il Parlamento ha abrogato l’obbligo d’iscrizione a scuola con il certificato di vaccinazione: una vera e propria bomba microbiologica”.
“I bambini che non si sono vaccinati nel 1999 – ha aggiunto Ricciardi – oggi hanno 18-19 anni e sono decine di migliaia. Vivono, si muovono, e il morbillo è un virus tra i più contagiosi che esistano“.
Se il Paese non si rende conto che questa battaglia va fatta in maniera convinta, fenomeni di questo tipo ne continueremo a vedere tanti”. Sul piano di eradicazione del morbillo che sta predisponendo il ministero della Salute aggiunge: “ne avevo parlato col ministro che mi era sembrata molto convinta sul morbillo di varare un’azione particolarmente energica. Siamo contenti, è chiaro che siamo a disposizione ove ci venga richiesto di contribuire a questo piano”.
Ricciardi, ora preveder obbligo vaccinazione per operatori sanitari
“Penso che sia arrivato il momento di prevedere l’obbligo vaccinale anche per gli operatori sanitari. Per tanti anni anche nei loro confronti abbiamo esercitato un’attività di persuasione e formazione ma se non si supera il 15-20% di vaccinati è chiaro che serve l’obbligo”.
A dirlo, a margine di un evento sulla blockchain, è il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi. “Alcune regioni come l’Emilia Romagna, che si è mossa in questo senso – evidenzia – l’hanno fatto, ma credo che ora tocchi al Paese”.
“I professionisti della sanità e quelli della scuola non vivono la vaccinazione come dovrebbero – aggiunge – come un vero e proprio obbligo morale, ma come una costrizione per cui non abbiamo più del 10-15% di persone che in questi mondi si vaccinano. E queste sono altrettante persone che possono prendere la malattia, in media vanno in ospedale nel 40-50% dei casi e quando uno si prende il morbillo in età avanzata è una patologia quasi sempre complicata e quasi sempre lo trasmette”.
Su come attuare l’obbligo tra gli operatori sanitari e gli insegnanti, Ricciardi osserva che “c’è una legge sulla sicurezza sui luoghi di lavoro che obbliga il datore di lavoro e il lavoratore ad attuare le misure per la prevenzione dei rischi, e non c’è rischio più evidente di quello della malattia, e quindi a legislazione vigente non serve altro che far rispettare la legge.
Se ci fosse un intervento chiarificatore – sottolinea – da parte dei ministeri competenti sarebbe però un contributo importante”.
Alla luce anche di quanto accaduto a Bari, secondo il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità “se non ti vaccini contro determinate patologie non puoi lavorare in reparti ad alto rischio dove ci sono pazienti fragili. L’ospedale deve essere un luogo di cura non di rischio”.