Occhi neri e tanti capelli scuri, una tutina bianca con bavaglino blu decorato con un orsetto e una macchinina. È il piccolo di 48 giorni affetto da una malattia metabolica congenita e con problemi cardiaci, abbandonato dalla mamma la scorsa settimana nell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari e ora affidato ai servizi sociali.
Medici e infermieri non lo lasciano un attimo, da quando la donna, una giovane romena residente in provincia di Taranto, ha lasciato all’improvviso l’ospedale senza farvi più ritorno, abbandonando così suo figlio, consapevole però che sarebbe rimasto in buone mani.
Il piccolo è nato a Taranto il 24 settembre. Dopo soli cinque giorni è stato trasferito a Bari, prima nel reparto di terapia intensiva neonatale e poi, dal 25 ottobre, in quello di malattie metaboliche, dopo la diagnosi di leucinosi, un raro disturbo genetico che, se non trattato adeguatamente, può provocare danni neurologici gravi.
Sua madre gli è stata accanto per alcune settimane, fino a giovedì scorso, con i modi amorevoli che non hanno destato alcun sospetto in nessuno dei sanitari che hanno preso in cura il piccolo paziente. Intorno a metà mattinata dell’8 novembre, poi, è andata via dall’ospedale e da allora non è stato più possibile rintracciarla.
Ai contatti telefonici in possesso dei medici non ha mai risposto nessuno e immediata è stata quindi la segnalazione alle forze dell’ordine da parte dei sanitari dell’ospedaletto. Inizialmente è stato nominato affidatario Sabino Pesce, responsabile del reparto di malattie metaboliche, poi il Tribunale per i Minorenni di Bari ha disposto l’affidamento del neonato ai servizi sociali.
Il bambino è costantemente monitorato da medici e infermieri che volontariamente hanno organizzato tre turni da otto ore ciascuno per stargli accanto. Ma a muoversi è stato da subito anche il mondo dell’ associazionismo, con diverse mamme che si sono attivate per raccogliere beni di prima necessità, abiti, pannolini, ciucci e copertine, per fornire al piccolo quanto necessario. Sui social è già partita, immancabile, anche la gara di solidarietà di chi si dice pronto ad adottare il bimbo, affetto da patologie serie ma gestibili se ben curate e monitorate.
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