“L’economia e la società del Mezzogiorno” in cui si sottolinea che “nel corso dell’anno gli investimenti, che sono la componente più dinamica della domanda, crescono in entrambe le aree, ma in maniera più marcata al Nord: +3,8 nel Sud, +6,2% nel Centro-Nord”.
Nel 2019 l’economia del Mezzogiorno segnerà un leggero recupero, viceversa quella del Centro-Nord un rallentamento: nel Sud il Pil all’1,4% del 2017 scende allo 0,8% nel 2018 per poi risalire all’1% nel 2019; nel Centro-Nord, invece, la caduta è continua dall’1,5% del 2017 all’1,3% del 2018, all’1,1% del 2019.
La Svimez nel rapporto 2018 spiega che il prossimo anno “sarebbero i consumi totali (+1% in entrambe le macro-aree) i driver della crescita, trainati da quelli delle famiglie i quali trarrebbero vantaggio significativamente dal Reddito di cittadinanza e quota 100”.
Per quanto concerne il reddito di cittadinanza, la Svimez è scettica. Spiega che servirebbero 15 miliardi per poter dare 780 euro a tutti. “Con le risorse attuali – si legge nel rapporto – prendendo a riferimento le famiglie con Isee inferiore a 6000 euro e tenendo conto che il 50% potrebbe avere una casa, il sussidio va dai 255 euro per una famiglia monocomponente ai 712 per una con 5 o più componenti, a circa 1,8 milioni di famiglie. Il Mezzogiorno assorbirà il 63% del Reddito di cittadinanza”.
Al Sud nel 2017 gli occupati sono aumentati di 71 mila unità, +1,2%, mentre al Centro-Nord la crescita è stata di 194 mila unità. Con questo risultato il Centro-Nord ha recuperato completamente i livelli occupazionali pre-crisi, mentre il Sud resta di circa 310 mila occupati sotto il livello del 2008.
Il tasso di occupazione segna ancora – 2 punti rispetto al 2008 nelle regioni meridionali (44,3% nel 2018, era 46% nel 2008) mentre ha recuperato i livelli 2008 nel Centro-Nord (65,9%). Le famiglie in povertà assoluta, dal 2016 al 2017, sono aumentate in modo preoccupante: da 700 mila a 845 mila.
Come se non bastasse, i dati della Ragioneria sull’andamento del Fondo per lo sviluppo e la coesione per il ciclo 2014-2020 evidenziano che ad oggi la capacità di spesa sulle risorse programmate è bassissima: su 32 miliardi di euro, solo 1,7 miliardi. Dunque, anche quella spinta al rilancio, proveniente dalle risorse dei fondi europei e utile a programmare crescita e prospettiva alle comunità ed ai territori, viene addirittura sottoutilizzata dalle Istituzioni e dagli Enti preposti.
Se da un lato l’Europa ci appare distante, dall’altro facciamo di tutto per allontanarla, anche quando si mostra concretamente presente. Ed allora, è davvero ancora il caso di fare a scaricabarili?
Tony Ardito
Commenta