Per il giudice sarebbe stato lui l’unico colpevole dellamorte dei due gemellini. La decisione esclude responsabilità per gli altri medici coinvolti: tutti assolti perché il fatto non sussiste. Rispondevano tutti di aborto colposo in concorso. Maria Rosaria morì il giorno di pasquetta del 2011 insieme ai gemelli che aveva in grembo per le conseguenze di un ascesso divenuto fatale, una infezione non seguita.
Maria Rosaria Ferraioli fu visitata in primis dal suo ginecologo di fiducia, per un ascesso alla radice della coscia destra. Secondo i consulenti del pubblico ministero, invece di una terapia antibiotica, le fu prescritta una pomata. Dopo due giorni, con il dolore in aumento, la donna si recò a Scafati, in pronto soccorso.
Qui, visto il suo stato di gravidanza, fu visitata in reparto dal ginecologo, ora condannato, che secondo le accuse valutò quell’ascesso come un problema da risolvere chirurgicamente.
Ma senza effettuare dei controlli di tipo ginecologico sulla paziente, omettendo di controllare lo stato di salute dei due bimbi che la donna portava in grembo, attraverso un’ecografia o con altri esami.
Da qui, la decisione di trasferire la donna in chirurgia, dove un medico chirurgo, dopo essersi consultato nuovamente con il ginecologo, che anche quella volta – secondo le accuse – diede l’ok per l’intervento, spinse il collega ad intervenire su quell’ascesso con un’incisione e successivo drenaggio.
La situazione precipitò nella notte, quando Maria Rosaria fu colta da uno shock settico. Il taglio cesareo che fu tuttavia praticato dai medici, non sortì effetto. La giovane madre morì insieme ai suoi due gemelli. Il ginecologo dell’ospedale Scarlato è stato condannato per omicidio colposo.
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