Innanzitutto la Salernitana deve crescere in termini di rendimento esterno: nella 5 gare disputate lontano dall’Arechi (dove i granata sono stati più bravi di tutte le altre squadre di Serie B) Schiavi e soci non hanno mai vinto, collezionando appena 3 pareggi e 2 sconfitte (con 3 gol fatti e ben 8 subiti). Senza giri di parole, è una media da retrocessione, o al limite da play out.
Alla ripresa delle ostilità la Salernitana sarà impegnata in trasferta, sul campo del Cittadella (tra l’altro sempre piuttosto avaro di soddisfazioni per i granata, che hanno vinto in terra veneta solo una volta, in Coppa Italia, 18 anni fa e che hanno perso gli ultimi tre confronti al Tombolato) e, di conseguenza, è lecito attendersi un’inversione di tendenza decisa. Come? Puntando sulla fantasia?
Dando fiducia ai giocatori più dotati tecnicamente? Chiedendo loro di sacrificarsi anche in fase di non possesso e di diventare dei mediani quando c’è da difendere? O rimpolpando la zona nevralgica del campo con cuore, muscoli e polmoni di un altro mastino, lasciando immutato lo spartito dell’avvio di stagione? Un bel dilemma.
Di certo, come dicevamo, per cercare di regalare maggiore imprevedibilità alla manovra della sua squadra, mister Colantuono dovrà trovare il modo di far rendere al meglio delle loro possibilità i vari Di Gennaro, Rosina, Andrè Anderson, Mazzarani, vale a dire gli elementi che sanno dare del tu al pallone e che potrebbero permettere agli attaccanti di essere maggiormente nel vivo del gioco. Chissà che da un discorso del genere non possa trarre giovamento anche Francesco Orlando, mai impiegato sebbene sia tornato a disposizione ormai dallo scorso mese di marzo dopo l’intervento al ginocchio.