Il Banco di Napoli è pienamente integrato in Banca Intesa San Paolo, a parlarne anche l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ne sottolinea la fondamentale importanza storica per il Mezzogiorno d’Italia e la preoccupante lettura di questo fenomeno: che il Paese stia mettendo nuovamente in secondo piano gli interessi economici delle regioni meridionali.
“Questa mattina abbiamo visto operai all’opera nella rimozione delle insegne del Banco di Napoli – commentano il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli e il consigliere comunale del Sole che Ride, Marco Gaudini – oltre ad essere stata una scena triste, ci è parsa una volontà di rimuovere anche la memoria scritta di questo istituto e tutto ciò che è significato”
“Il Banco di Napoli, come dichiarato anche dall’ex Presidente Napolitano, ha avuto un ruolo decisivo per la rappresentazione del popolo meridionale nel divario Nord-Sud. Quella discrepanza esiste ancora e bisogna continuare a ricordarlo al Paese”
certo dispiace, ma due precisazioni: 1.già da anni faceva parte del gruppo san paolo, ed era solo una scelta di immagine quella di lasciare le insegne BdN al sud.. 2.discrepanza nord-sud? certo, ma non per come si pensa di solito: “il nord benefattore” era interessato proprio alle ricchezze del Bando di Napoli, o qualcuno crede che ci ha invaso per beneficienza? E se facevamo tanto schifo ed eravamo brutti sporchi e cattivi, perchè ci hanno tenuto ad unirsi a noi???! evidentemente non era così, e il BdN ne è una prova
E’ triste constatare che anche un semplice cambio di insegne commerciali dia la stura per innescare una polemica anti risorgimentale sul solco del revisionismo recentemente capeggiato dallo storico improvvisato Pino Aprile. Salerno e i suoi cittadini poi, poco hanno da rimpiangere quel regno che tutto era fuorché un paradiso di pace, ricchezza e progresso.
Ricordati che vivi in una città e una provincia che hanno sostenuto la causa repubblicana prima e unitaria poi pagandola con sangue e repressioni. Forse non te ne sei accorto ma l’invasione vera l’abbiamo subita dalla capitale del regno che tu velatamente rimpiangi, i cui capitali spesso tutt’altro che limpidi, hanno occupato ogni anfratto dell’economia della nostra città dal porto al credito, dal commercio al dettaglio alla grande distribuzione per finire all’edilizia, in ciò largamente favoriti dall’operato del nostro caro reuccio Vincenzo, il quale per anni si è erto a paladino degli interessi del nostro territorio.
10:29, è triste constatare che non si capisce che la mia era una risposta all’articolo il quale parla per primo di nord-sud e di storia. Secondo, non ho mai detto che era un paradiso, quindi non mi mettere parole in bocca, gentilmente (leggi prima di commentare qualcosa).
Per 10:29 e 10:47 ammesso che siate diversi: forse non ve ne siete accorti, ma ho semplicemente detto che era falso che il sud era brutto sporco e cattivo, altrimenti quale motivo avrebbero avuto motivo per annetterci? nessuno che mi venga in mente. Chiaro adesso? mah e poi “hanno sostenuto la causa repubblicana”? certo, cadendo dalla padella alla brace, la prova sta nel fatto che non è cambiato molto dopo l’annessione, anzi, hanno svuotato le casse e hanno sempre fatto affari a sud, fino al terremoto dell’80 quando imprese del nord “pulito” hanno fatto carte false per prendere i finanziamenti.. è storia pure questa, ma forse la ignorate.
E comunque se voi credete che il nord ricco abbia annesso il sud povero per pura e semplice beneficienza allora possiamo chiuderla qui. Dopotutto ognuno può credere a quello che vuole, pure alla fata turchina.
Speriamo che nelle filiali ex Banco di Napoli ci sia finalmente un po’ di professionalità in più. Basta parlare in dialetto, basterebbe assumere un comportamento più consono ad una banca che ad un banco di frutta al mercato.
Caro Ugo, parlando di annessione e sostenendo che il Sud abbia peggiorato le proprie condizioni e prospettive rispetto al periodo preunitario, lei ha citato due cavalli di battaglia di un quel movimento d’opinione che, proponendosi di reinterpretare la storiografia ufficiale dall’ottica degli “sconfitti”, è giunto a postulare il ritorno a un assetto politico d’ispirazione preunitaria e, nelle sue punte più estreme, persino ad invocare il ritorno di un regime monarchico grottesco e anacronistico. Il tema è troppo complesso e serio per essere affrontato nelle poche righe di un post e la questione meridionale è ancora sul tavolo, come tutti noi purtroppo sappiamo. Illudersi però che le tare di cui soffrono i nostri territori siano figlie degli eventi accaduti dal 1861 in poi ignorando gli 8 secoli precedenti, mi sembra un’offesa all’intelligenza e al senso comune. Gli studiosi e i meridionalisti seri (di qualunque orientamento politico), non quelli che vivono di aneddotica da guinness e fanno leva su sull’emotività figlia delle urgenze del presente, sono sempre giunti alla conclusione che il processo di unificazione – con tutti i suoi limiti ed episodi dolorosi e controversi – fosse inevitabile. Noi continuiamo a a maledire la brace del presente rimpiangendo la padella di un passato lontano, che peraltro non conosciamo adeguatamente, ignorando spesso quali fossero le reali condizioni delle nostre comunità all’epoca e quindi le ragioni che dal basso portarono all’affermarsi delle istanze di sovvertimento dello status quo. Allo stesso modo continuiamo ad attribuire le sventure del nostro presente a una classe imprenditoriale settentrionale rapace e affamatrice, ignorando il gran peso avuto in tutto il periodo post’unitario, della classe dirigente politica e dall’alta burocrazia meridionale a tutt’oggi maggioritaria nella macchina statale.
Boom!
Sto chiudendo il mio conto al Banco di Napoli, troppo oneroso, e l’ho aperto altrove. Come da Salernitano Verace sottolineato, l’onerosità non corrisponde ad un buon servizio degli impiegati, spesso impegnati a parlare dei fatti propri e quasi mai informati su qualcosa. Inoltre mi sentivo spiata e poco consigliata e dunque ben venga la fusione completa. Non dimenticate che il Banco di Napoli stava fallendo e che il suo personale, per lo piú, proviene da raccomandazioni politiche
12.12: credevo di aver scritto in italiano e di essere in italia .. io non ho scritto nulla di quanto mi si attribuisce, basta leggere.. Inutile ribattere punto per punto (anche se potrei senza problemi) quando in sintesi possono dire che sono SOLO SUE PURE CONGETTURE. Ho delle opinioni, ma non faccio parte di alcun movimento, è solo lei che ha piacere di atrribuire categorie ed etichette.
Continuando, io sarei “giunto a postulare il ritorno”?!? ma gentilmente mi dice dove lo ha letto?!?!?
Io ignoro gli otto secoli predecenti?? e chi glielo ha suggerito? altra sua congettura!
La smetta di mettermi in bocca parole e concetti non miei, grazie. Io ho detto, e ripeto, una sola e semplice cosa (se la vuole capire): i “Savoia/nord/amici biondi/italici di sopra” o li chiami come crede, non ci hanno annessi al loro territorio, o non si sono unificati a noi (se preferisce questa forma) per pura beneficienza, ma per interesse, ovviamente! E quindi, se c’era un interesse allora vuol dire che avevamo una ricchezza, una utilità, un potere. Semplice.
Tutto qui, ma se vuole può continuare con le sue congetture e interpretazioni di fantasia che non mi appartengono. Infatti solo questo chiedo: non mi attribuisca cose secondo che solo LEI pensa, secondo la sua fantasia o ideologia. Le esponga come sue opinioni, non come mie. Grazie ancora.
Credevo di aver colto dalle sue parole, che lei considerasse il Risorgimento una guerra di conquista e conseguentemente l’unità d’Italia un’opera di annessione come lo fu l’Anschluss d’Hitleriana memoria. Mi era parso di cogliere nell’affermazione che i nostri territori siano passati dalla padella alla brace dopo l’unità d’Italia, un rafforzamento dei concetti poco prima espressi. Ho quindi semplicemente fatto notare che quanto da lei sostenuto rientra singolarmente tra i punti fermi di una tendenza culturale per me anti storica e demagogica, che da qualche anno va prendendo piede grazie all’avallo interessato e qualunquistico di talune forze politiche e al successo di alcune iniziative editoriali a dir poco discutibili sotto il profilo storico. Le accuse che ha interpretato come rivolte a lei erano in realtà indirizzate a quella corrente di pensiero e ai movimenti che a essa si ispirano. Per quanto dalle sue precisazioni io fatichi ancora a comprendere in cosa le sue affermazioni smentiscano le mie deduzioni, mi scuso per aver frainteso e, per parte mia, chiudo qui la polemica sicuro che tanto io quanto lei sopravviveremo con serenità al cambio di denominazione della banca in questione e contribuiremo al progresso sociale ed economico dei nostri territori.