Secondo l’organizzazione per i diritti dell’infanzia Pan International, almeno cinque uomini, inclusi alti funzionari governativi del Sud Sudan, hanno presentato un’offerta. Lo spot è andato online il 25 ottobre e alla fine il padre ha intascato 500 mucche, tre auto e 10.000 dollari in cambio della mano di sua figlia.
Presumibilmente, questo è il più alto prezzo della sposa segnalato nella regione. Gli attivisti stanno ora esprimendo le loro preoccupazioni sul fatto che questa asta potrebbe anche incoraggiare altre famiglie a utilizzare i social media per ricevere pagamenti più elevati per i matrimoni combinati.
Il direttore nazionale del piano internazionale George Otim sottolinea inoltre quanto sia terribile e inimmaginabile che una ragazza possa essere venduta sul più grande sito di social network del mondo. Inoltre, la società esorta il governo sud sudanese a indagare e sospendere tutti i funzionari coinvolti nell’asta.
Secondo la CNN, Facebook ha informato il canale di notizie che il messaggio è stato cancellato non appena lo hanno scoperto. Un portavoce dell’azienda statunitense ha dichiarato in un comunicato: “Ogni forma di traffico di esseri umani – sia su messaggi, pagine, annunci o gruppi – non è ammesso su Facebook. Abbiamo rimosso il post e la pagina della persona, che si è adattato a questo account Facebook, ” disabilitandola permanentemente”.
Tuttavia, i critici vedono Facebook come responsabile: il social network ha cancellato il post troppo tardi – vale a dire solo dopo 15 giorni, quando il danno era già stato fatto e la ragazza è stata forzatamente sposata. L’età minima per sposarsi è 18 anni nel Sud Sudan, ma secondo l’UNICEF nel novembre 2017, il 52% delle ragazze sotto i 18 anni sono già state sposate.
E’ l’ennesima prova, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che Facebook ed in generale i social, devono essere sempre monitorati perchè ormai se ne leggono di tutti i colori e interventi tempestivi possono limitare il perpetuarsi di possibili reati e comunque di fatti che ledono la morale e il sentire comune.
Giovanni D’AGATA
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