Tre partite, le ultime tre hanno decretato la fine anticipata del suo rapporto con Salerno e la Salernitana. Dalla gara con lo Spezia del 10 novembre vinta a fatica contro un avversario ridotto in 10 uomini per oltre un tempo al ko con il Carpi.
Nove gol incassati nelle ultime tre partite per una difesa che, almeno stando alle prime giornate, rappresentava il piatto forte del mister di Anzio. Finisce a dicembre l’era Colantuono nello stesso mese in cui aveva avuto inizio a Chiavari quando subentrò a Bollini. Proprio contro l’Entella il primo di appena due vittorie in trasferta. L’ultimo colpo esterno risale al marzo scorso 3 a 1 ad Ascoli.
Poi un andamento lento, troppo lento anche con una squadra nuova di zecca, costruita su sue indicazioni e con tutto il tempo per forgiarla in ritiro. Aveva avuto carta bianca Colantuono dalla società ed aveva avuto non una ma due squadre con una panchina all’altezza della squadra titolare. A far traballare il mister la mancanza di un gioco, di una identità tattica precisa, di una manovra offensiva degna di tal nome.
Critiche annacquate dai risultati casalinghi come le vittore ai danni di Verona, Perugia, Livorno, Spezia e Padova ed i pari con Palermo e Ascoli prima della sconfitta pesante di Brescia. Colantuono sapeva che attorno a lui si era formato il deserto anche perché i musi lunghi erano tanti, troppi e i risultati negativi non lo hanno aiutato. Colantuono va via immolandosi sull’altare granata dando una dimostrazione di grande valore.
Non ha aspettato l’esonero che sarebbe arrivato all’ennesimo stop. Ha rinunciato a tutto ed è andato via. Quasi a dire: se sono io il problema pago io per tutti e senza buonuscita. Un gesto che adesso mette tutti ma proprio tutti davanti alle loro responsabilità. Colantuono si è dimesso è andato via e si è portato dietro tutti gli alibi. E’ adesso?