Qui, è prevista la nascita di un complesso polifunzionale– un fronte commerciale di circa 200 metri lineari lungo via Parmenide – che ospita spazi abitativi, commerciali e culturali, realizzato integrando archeologia industriale, architettura contemporanea, paesaggio e contesto urbanistico.
«Abbiamo lavorato sulla ricostruzione di un’area fulcro del quartiere, disegnando i suoi pieni e i suoi vuoti nel rispetto della scala urbana esistente, progettando un fronte architettonico sull’asse di Via Parmenide e la connessione con la quota di Via Picenza – dichiara l’architetto Aversa – Il progetto vuole ricucire aree sconnesse, tessuti urbani diversi e porre l’architettura al centro di un sistema di flussi, attraversamenti, soste che favoriscano la vita del quartiere. L’obiettivo è restituire un luogo identitario alla città, un landmark dell’area residenziale emergente»
Segno distintivo del progetto è la continuità del vecchio edificio con il nuovo: il mulino Amato sembrava prevedere già nella sua progettazione originaria una futura conversione ad uso diverso, e per questo oggi diventa il fulcro di un intervento connotato da numerosi riferimenti volumetrici e linguistici all’archeologia industriale esistente.
L’intervento del Molino Nuovo è impegnato anche sul fronte di un’importante connessione di aree urbane differenti: il quartiere residenziale di Mariconda, l’area a sud di Via Parmenide e infine il quartiere di Mercatello che vede in Via Parmenide un proseguimento potenziale dell’asse commerciale della città.
fonte Liratv.com (Francesca Salemme)
Potrebbero proporre di fare un museo della pasta interattivo.
Dopo aver visitato fabbriche storiche di produzione alimentare convertite in parte come musei (es. Guinness , Jameson ecc.), pensai che anche l’ex pastificio Amato sarebbe stato una buona attrazione turistica culturale.
Siamo passati da Jacques Nouvel agli Architetti Artigiani Anonimi, come a simboleggiare il malinconico tramonto della stagione delle archiastar. Mi viene da dire che qualunque cosa sarebbe meglio dello scempio attuale, con un rudere industriale di quelle dimensioni nel mezzo di un’area urbanizzata e a due passi dall’accesso meridionale della città. Questo nuovo progetto mi appare alquanto vago; mi auguro almeno che le ultime iniziative edilizie fallite consiglino di astenersi dal ricavare dall’edificio ulteriori vani da adibire ad uso abitativo.
SI CHIAMA NUOVO BABBA. MA TUTTO QUELLO ABBATTUTO NON E’ NOCIVO … SI DICE CHE E’ PINO DI AMIANTO?