«Se i nostri organi vitali non sono in buone condizioni, significa che c’è qualcosa che non va in noi e i dottori dovranno cercare di capire di che si tratta», ha dichiarato Jung Hyup Kim, assistente professore del MU College of Engineering, presso l’università americana. «Ma che dire della nostra salute mentale? Al momento non esiste un’unità di misura del benessere psicologico delle persone. Tuttavia, abbiamo scoperto che le dimensioni delle nostre pupille possono essere la chiave per misurare questo stato».
Anche se tutti noi esprimiamo e gestiamo il nostro livello di stress in modo diverso, l’equipe del dottor Kim è convinta che questo strumento di misura sia universale, e possa essere verificato durante un’attività di multitasking al lavoro, o una performance dove ci viene richiesto di svolgere diversi compiti con diversi coefficienti di difficoltà. Il team ha impiegato una tecnologia di monitoraggio oculare per osservare la reazione dei partecipanti di fronte ad eventi quotidiani o cambiamenti inaspettati – per esempio il suono di un allarme.
Secondo i risultati pubblicati, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, la dilatazione della pupilla è un segnale che indica il livello di stress e tensione di una persona all’interno di un ambiente multitasking, e ciò può fornire delle informazioni utili per creare nuovi sistemi, nell’ambito del lavoro, in cui gli impiegati si sentano più tranquilli e meno sotto pressione dal punto di vista psicologico.
«Sarebbe bello se le persone potessero lavorare perfettamente in ogni occasione», continua il professore. «Ma se siamo stanchi, spesso commettiamo errori. Per questo, monitorando il livello di stress mentale di un lavoratore, possiamo possibilmente prevenire errori futuri».