Tempestiva la diagnosi dei Sanitari del P.S. dell’Ospedale di Castiglione di Ravello che, nel primo caso, hanno provveduto al allertare l’Equipe Sanitaria della Camera Iperbarica e ad effettuare il trasporto protetto del paziente che incautamente aveva cercato nella propria abitazione di riscaldarsi con un rudimentale braciere. Il coordinamento della macchina dei soccorsi ha consentito all’uomo di salvarsi dopo ben quattro ore di cure iperbariche.
Più difficoltoso e complesso l’intervento sul secondo paziente che ha dapprima atteso presso l’ospedale Rummo di Benevento che gli venisse praticato il trattamento salvavita e solo successivamente è stato trasferito, in gravissime condizioni, presso la Camera Iperbarica dell’ospedale di Salerno, unica disponibile h24. E’ stato lo stesso Dott. Dante Lo Pardo, Responsabile del Reparto Iperbarico, coadiuvato dal personale di turno, a strappare letteralmente alla morte il paziente M.R. che a causa del difetto di tiraggio della canna fumaria di una stufa nella propria abitazione nel beneventano ha subito un grave avvelenamento, giungendo, peraltro, al PS del Ruggi, solo dopo molte ore dall’evento.
Fortunatamente le quattro ore di trattamento iperbarico ed il trattamento intensivo hanno fatto sì che il paziente, entrato in Camera iperbarica ormai in coma, ne uscisse con i suoi piedi completamente ristabilito.
Lodevole, oltre che provvidenziale, la lungimiranza della Direzione Strategica della A.O.U. S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno che ha ritenuto opportuno riattivare e potenziare l’Impianto Iperbarico che, oggi fiore all’occhiello della sanità salernitana, con la sua attività H24 ha al suo attivo centinaia di vite salvate.
Ed è proprio il Centro di Medicina Iperbarica del plesso Ruggi di Salerno che lancia l’allarme per il “pericolo invisibile” che ogni anno, nei periodi freddi, miete le sue vittime. Solo negli ultimi 15 giorni sono 5 le persone trattate a Salerno per avvelenamento da Monossido di Carbonio, spesso persone appartenenti alle fasce più deboli come extracomunitari e/o indigenti, che per proteggersi dal freddo ricorrono a rudimentali sistemi di riscaldamento quali bracieri o stufette a gas malfunzionanti, ma anche persone che abitano in appartamenti con camini utilizzati senza aver prima effettuato l’adeguata manutenzione o ubicati in stanze poco areate. Ed ecco che purtroppo il monossido di carbonio, gas incolore, inodore e insapore, colpisce subdolamente facendo passare le persone dal sonno alla morte. Si rammenta che i primi sintomi di intossicazione sono: mal di testa, nausea, vomito, difficoltà respiratoria, aumento della frequenza cardiaca, difficoltà di coordinare i movimenti e confusione mentale