Il 33enne di Pagani, in provincia di Salerno, morì per una semplice infezione. Dalle indagini svolte dalla Procura di Nocera Inferiore, che ha scagionato altri dieci medici, i due imputati avrebbero sottovalutato lo stato influenzale da cui era affetto il paziente.
Carmine Russo nel maggio del 2017 chiamò la guardia medica lamentando uno stato influenzale e dolori muscolari. Nei giorni precedenti si era ferito sul lavoro, ma non aveva dato peso all’incidente, evitando di farsi visitare da un medico. La prescrizione fatta al telefono, una terapia a base di tachipirina, non ebbe alcun risultato, tanto che l’uomo si aggravò in maniera repentina e già in serata fu costretto a recarsi al pronto soccorso dell’ospedale Umberto I.
Nel nosocomio salernitano Carmine Russo dovette attendere diverse ore prima di essere assistito. Dall’una circa di notte fino alle 4 del mattino, poggiato su di una barella, fino a quando non giunse il momento del ricovero presso il reparto malattie infettive. Il continuo peggiorare delle condizioni del paziente fu inevitabile, fino al decesso in rianimazione. La morte, secondo il referto della cartella clinica, avvenne a seguito di una “gravissima sepsi conclusasi con un quadro clinico di insufficienza multiorganica, che avrebbe dovuto essere rilevato e affrontato già dalla mattina del primo maggio”.
Fonte IlGiornale.it (Ignazio Riccio)
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