Dopo la richiesta di pubbliche scuse avanzata ieri sera dall’assessore a Cultura, Eventi e Tradizioni del Comune di Amalfi, Enza Cobalto, l’artista ha affidato a una sequenza di Instagram stories pubblicate intorno alle 16 di oggi la sua replica.
Luchè (vero nome Luca Imprudente), in auto, racconta che la serata era già cominciata male, con l’impianto audio che «suonava male nonostante i fonici avessero fatto il sound check un’oretta prima. Ma quando noi siamo saliti sul palco il mio microfono distorceva in una maniera incredibile, si sentiva malissimo. Per me era molto difficile fare una performance».
Poi Luchè racconta lo spiacevole episodio sostenendo che prima dii scendere sul palco, dalla terrazza dell’albergo su cui attendeva ci sarebbe stato un uomo, presumibilmente il proprietario, che gli avrebbe chiesto di posare in foto con i suoi figli. «Ma io stavo facendo esercizi di respirazione prima di salire sul palco, faceva molto freddo sulla terrazza dell’albergo non potevo rimanere lì. Le foto non le faccio prima dei live perché stavo tentando di concentrarmi»
«Questo tizio si è messo sotto il palco – rivela Luchè che parla di una persona di oltre cinquant’anni – Per i primi quattro pezzi della mia scaletta non faceva altro che fischiare continuamente nelle mie orecchie senza mai fermarsi. Mi stava disturbando a tal punto da farmi dimenticare le parole».
Il 37enne rapper cresciuto a Marinella, quartiere di Napoli a pochi passi da Scampia, infastidito, ha incredibilmente interrotto la sua performance per individuare coloro che infastidivano l’esibizione. Dopo aver chiesto al suo fonico di stoppare la base, il cantante si è diretto sul fronte del palco, spingendosi persino sulle casse utilizzate per il trasporto delle strumentazioni, esclamando in vernacolo: «Chi è che fischia? Vieni qui che ti rompo la testa, dove sei?»
Poi, dirigendosi all’angolo del palco, si è rivolto al presunto “provocatore” con altre imprecazioni tra lo stupore generale. Lo spettacolo è ripreso immediatamente e comunque proseguito regolarmente.
Fonte Il Vescovado